Giulia Cecchettin, spunta il super-testimone: "Non posso dire altro, sono distrutto"
Ci sarebbe un testimone che ha assistito all'aggressione a Giulia Cecchettin da parte di Filippo Turetta. Si tratterebbe di un addetto alla sorveglianza dello stabilimento che da dentro la guardiola avrebbe assistito alla scena e sentito la urla della giovane. Una circostanza confermata dalla ricostruzione cronologica effettuata dalla Procura. È alle 23.18 che il teste, Marco Musumeci, segnala l'aggressione in via Aldo Moro, a circa 150 metri da casa Cecchettin. Una voce femminile urla "così mi fai male" chiedendo ripetutamente aiuto. A quel punto il testimone vede "calciare violentemente una sagoma che si trovava a terra" e poi la Punto allontanarsi.
È qui che sono state trovate le prime tracce di sangue. Ed è sempre qui che avverrebbe la prima aggressione, seguita da una seconda, mortale, in un'altra zona, quella di Fossò. "Sì, sono stato io a chiamare il 112 quella notte, certo - conferma l'uomo raggiunto al citofono della sua abitazione dall'Ansa -. Che ore erano? Circa le 23 e un quarto, su per giù".
Dopo Giulia: non esiste una legge che cancelli il male dal cuore dell'uomo
Alla domanda se però abbia sentito chiamare aiuto, l'addetto alla sorveglianza preferisce non esprimersi: "Non posso rilasciare altre dichiarazioni. Ho già detto tutto ai Carabinieri e ai familiari della ragazza. Sono distrutto". Intanto il ministero della Giustizia ha terminato tutte le attività, per il momento di sua competenza, per la trasmissione in Germania del Mandato di arresto europeo a carico di Turetta. Il 22enne è ancora nel "Der Rote Ochse" (oggi JVA Halle I), supercarcere che si trova a Halle. Là dove ha anche operato anche la Stasi. Per il momento non ci sono date della prossima udienza, ma Turetta sarà chiamato a confermare quanto detto al momento dell'arresto, ossia essere favorevole all'essere consegnato alle autorità italiane.
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