Filippo Turetta, "ferocia inaudita": la prova, cosa trovano sull'asfalto
Le tracce di sangue a testimonianza della "ferocia inaudita" di Filippo Turetta. L'ultima "traccia ematica" di Giulia Cecchettin l'hanno cancellata nella mattinata di martedì 21 novembre. Sul luogo dove è stata trovata, mista ai pallini della suola ben visibili della scarpa di lui, è arrivato un operaio del comune di Vigonovo. Occupava due piastrelle l’impronta della scarpa da ginnastica del 22enne che ha ucciso l'ex fidanzata. Lei, si legge nelle carte dell’indagine, era scesa dall’auto di lui sanguinante per le coltellate dopo la prima aggressione nel parcheggio a pochi metri dalla casa della ragazza. Lui l’ha inseguita ancora una volta ferendola con nuove coltellate. Stando alla ricostruzione dell’accusa, Filippo l'avrebbe buttata a terra, le avrebbe fatto perdere altro sangue fino a morire per "shock emorragico".
E successivamente Turetta si è liberato del suo corpo: l'ha gettato in un dirupo nel tentativo di rendere il suo ritrovamento difficile. Ma quell’impronta è rimasta lì per dieci giorni, segno indelebile di una furia disumana. Secondo la ricostruzione cronologica della Procura, è alle 23.18 che il testimone segnala l'aggressione in via Aldo Moro, a circa 150 metri da casa Cecchettin. Qui una voce femminile urla "così mi fai male" chiedendo ripetutamente aiuto. Poi il teste vede "calciare violentemente una sagoma che si trovava a terra" e la Punto allontanarsi.
"Dove hanno trovato il coltello". Giulia, l'arma del delitto ribalta tutto: come è stata uccisa
È qui che sono state trovate tracce di sangue e un coltello da cucina di 21 centimetri, senza manico. Dalle telecamere di Fossò, distante da Vigonovo circa 6 chilometri, ci sarebbe stata la seconda aggressione. Forse quella mortale. E anche qui il marciapiede mostra segni di sangue con capelli sullo spigolo stradale e un pezzo di nastro telato argentato intriso anch'esso di sangue e capelli "probabilmente applicato alla vittima per impedirle di parlare".