Vaccino, Matteo Bassetti: "Numeri imbarazzanti"
Non sarà finita (come sostengono i virologi) però il Covid non ci fa più paura. E infatti non ci stiamo vaccinando più. Corsa alla prima dose (erano quegli anni là, quelli della pandemia: nello specifico era il 2021) e alla seconda (qualche mese dopo), in calo la terza e frenata sulla quarta: adesso, che di richiamo non si parla più ma la campagna è partita lo stesso, senza obblighi e con raccomandazioni identiche a quella per i vaccini anti-influenzali, il braccio non ce lo mette quasi nessuno. «I dati dell’anno scorso sono stati un disastro, si è vaccinato solo l’8%» della popolazione, conferma, per esempio, il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, uno che non ha bisogno di presentazioni, «ma oggi, e siamo a metà novembre, i numeri sono imbarazzanti. C’è troppa gente che pensa sia tutto finito. Per gli over 70 e i fragili il Covid è ancora un problema, sono loro che devono vaccinarsi altrimenti la situazione sarà, per loro, di ritorno indietro con molti pazienti impegnativi dal punto di vista della malattia».
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Basta dare un’occhiata alle tabelle governative sull’argomento. La pagina che fotografa lo sforzo vaccinale italiano contro il sars-cov2 è ancora disponibile sul sito dell’esecutivo. Dice che dalla prima punturina salva-pelle abbiamo somministrato 145.140.656 dosi di vaccino (Pfizer, Moderna o quel che è: fa poca differenza). Ma dice anche che la stragrande maggioranza di quelle vaccinazioni sono state fatte negli anni passati, il colpo di coda di adesso è irrisorio. È, infatti, che la settimana scorsa (quella che si è conclusa ieri ha statistiche ancora parziali) l’andamento ogni sette giorni delle somministrazioni si fermava a quota 1.244. Nello stesso periodo nel 2022 era invece di 319.864, cioè più di 250 volte superiore: e la curva è tutta a scendere, dal gennaio del 2022 in avanti.
Qualche migliaio di appuntamenti all’hub che non è più hub. Prendi la Lombardia: che è stata la prima Regione a ritrovarsi a che fare con ‘sto benedetto (ci fa per dire) virus di Wuhan e che, però, a tre anni di distanza, dal medico perla fiala contro il Covid ci va raramente. La campagna vaccinale di quest’anno, da Milano a Sondrio, da Varese a Lodi, ha toccato meno di 240mila dosi effettuale. Che tuttavia sono oltre il doppio di quelle anti-influenzali somministrate ai lombardi (880mila, il 29% dei sessantenni: la categoria più a rischio). Per questo il Pirellone rilancia: da questa mattina tutti, anche i soggetti che prima non rientravano nelle raccomandazioni, potranno prenotare il vaccino. Anzi, i vaccini: tutti e due, quello contro il Covid e quello contro il raffreddore stagionale. Basterà loro collegarsi alla piattaforma on-line della regione o rivolgersi al proprio medico di famiglia o andare in una delle farmacie che hanno aderito alla campagna vaccinale. Ma va così anche nelle altre zone d’Italia. Le file davanti all’ambulatorio di turno si vedono no.
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IL BOLLETTINO
Nonostante i numeri del bollettino settimanale parlino di una leggera ripresa dei contagi: negli ultimi sette giorni i casi di Covid sono stati 34.319, oltre il 28% in più rispetto al periodo precedente, e sono aumentati anche i decessi (passati a 192 dai 163 registrati prima) e i ricoveri (sia quelli nei reparti ordinari che sono cresciuti del 6,7% sia quelli in terapia intensiva che hanno segnato un aumento del più 1,4%). Numeri che non devono farci preoccupare e su questo dobbiamo essere chiari: gli ospedali non sono in affanno, i medici non sono alle prese solo col Covid, la situazione è lontana anni luce rispetto a quella, drammatica, che ci ricordiamo tutti nel 2020. Però ha ragione Bassetti quando ricorda che il Covid non è scomparso. Lo prendiamo ancora. Ci conviviamo ancora. Quello che è cambiato, semmai, è il nostro atteggiamento nei suoi confronti. Lo trattiamo, oramai, alla stregua dell’influenza. Non lo temiamo più, quantomeno non lo temiamo più come una volta. E infatti anche i dati sulla vaccinazione anti-influenzale, prendendo a riferimento quelli del 2019, restano in linea: non c’è mai stato, in Italia, l’assalto alle fiale. Prima della pandemia la vaccinazione contro l’influenza di stagione l’ha richiesta appena il 15,8% della popolazione, una percentuale tutto sommato molto limitata.