Rai 3, inviato aggredito a bastonate: "Le vuoi in testa?", violenza brutale
Vincenzo Marinacci è figlio di Nicandro Marinacci, ex deputato di Forza Italia ed ex sindaco di San Nicandro Garganico (Foggia), balzato agli onori della cronaca a gennaio per essere indagato nell’inchiesta sui falsi diplomi che ha portato all’arresto di tre persone, tra cui il padre (per gli attestati sarebbero stati pagati all’istituto dei Marinacci fino a 25mila euro). Ieri Vincenzo, che è consigliere comunale ed ex candidato sindaco per il centrodestra, è tornato sotto i riflettori per l'aggressione ai danni del giornalista Stefano Maria Sandrucci e di un operatore del programma "Mi Manda RaiTre", che si trovavano nel comune foggiano per girare un servizio sulle scuole private e sugli istituti paritari.
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"Le vuoi in testa? Te ne devi andare! E tu devi smettere di riprendere, se no non vi faccio tornare indietro", urla con un bastone in mano Vincenzo Marinacci nel video pubblicato sui social dal conduttore della trasmissione, Federico Ruffo. Che racconta: "Mentre indagava su un presunto traffico di falsi diplomi e falsi attestati ad opera di un istituto riconducibile a un noto politico della zona (ex parlamentare ed ex sindaco) e a suo figlio (a sua volta consigliere comunale in carica e candidato alla carica di primo cittadino alle ultime elezioni), imbattendosi in quest’ultimo il nostro collega, con il garbo e la gentilezza che hanno sempre contraddistinto l’intera attività inchiestistica di Mi Manda RaiTre, gli chiedeva la disponibilità a rispondere ad alcune domande, permettendogli così di replicare alle accuse della Procura di Foggia", scrive Ruffo su Instagram.
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"Come chiaramente visibile nel filmato", continua il giornalista, "l’indagato, improvvisamente afferrava dalla propria vettura una mazza aggredendo Sandrucci e tentando di colpirlo alla testa". "Solo per prontezza di riflessi e fortuna il nostro inviato non veniva colpito in pieno, schivando il colpo di pochissimi centimetri, per poi cercare riparo dall’altro lato del marciapiede", ha continuato Ruffo spiegando che "l’aggressore, non soddisfatto, continuava però a inveire e minacciare di morte Sandrucci, per poi rivolgere attenzioni e medesime all’operatore di ripresa, che trovava riparo dietro un’automobile. I nostri colleghi hanno quindi cercato riparo presso la vicina caserma della Guardia di Finanza, dove i militari raccoglievano il loro racconto, per poi tenere a distanza l’aggressore, che nel frattempo", conclude Ruffo, "era sopraggiunto in sede, accompagnato poi dal padre".