Campi Flegrei, la scoperta spaventosa: "Cilindro deformato sotto la caldera"
La terra trema ai Campi Flegrei, anzi, di più: si alza e si abbassa, in quel fenomeno geologico meglio conosciuto come “bradisismo”. E, tra scosse di terremoto, piani di evacuazione e le recenti piogge, la paura regna sovrana nella vasta area di origine vulcanica situata a nord-ovest di Napoli.
Dalle ultime analisi fatte sul territorio, è emerso di recente che molte case e siti archeologici sono a rischio: il fulcro è la zona tra Bacoli e Monte di Procida, con più di tremila abitanti messi in allerta e importanti monumenti a rischio crollo, come la Tomba di Agrippina. Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, ha dichiarato che è stata etichettata come zona rossa legata al rischio di bradisismo, un’area che “coinvolge circa 85mila persone e 15mila edifici”.
Nel corso di queste settimane, secondo voci istituzionali di governo, sono aumentate e si sono intensificate le esercitazioni di evacuazione da parte della Protezione Civile che, nei prossimi giorni, effettuerà l’ennesima ricognizione della vulnerabilità delle case pubbliche e private all’interno della zona rossa.
Altro terremoto nei Campi flegrei, trema anche Napoli: "Non finiva più"
Studiosi dell’Università di Bologna e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia hanno scoperto che, sotto la caldera dei Campi Flegrei, a circa 2km in profondità, c’è un volume cilindrico roccioso, alto 500 metri e dal diametro di circa 5km. Una sorta di enorme pistone che solleva il suolo sovrastante. Massimo Nespoli, ricercatore al Dipartimento di Fisica e Astronomia Augusto Righi dell'Università di Bologna, spiega: “Questa sorgente di deformazione era già nota per aver contribuito al sollevamento del suolo che si è verificato nell’area dei Campi Flegrei tra il 1982 e il 1984. I risultati dell'indagine mostrano come le serie temporali di sollevamento del suolo osservate negli ultimi 18 anni possano essere riprodotte assumendo la riattivazione di quella stessa sorgente deformativa, localizzata a circa due chilometri di profondità”.
Lo scorso 3 ottobre, la Commissione nazionale Grandi Rischi – Settore rischio vulcanico, su richiesta di parere da parte del Dipartimento della Protezione civile, ha confermato il livello di allerta giallo, evidenziando tuttavia la necessità di approfondire l’analisi, in considerazione della complessità del tema e della possibile evoluzione delle dinamiche del vulcano. Del resto, in quella zona l’attività vulcanica è presente dal almeno 47mila anni e non è da escludere che la terra torni a ribollire ancora una volta.