Giorgetti minacciato di morte: sconcerto, chi è il suo odiatore
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti è nel mirino degli haters su X che non gli perdonano lo stop al Superbonus edilizio. “Ci fosse davvero la lotta armata, Giorgetti sarebbe una tra le prime vittime. Le cazzate che spara per ammazzare le imprese merita un boomerang importante”, scrive uno. “Mi sa che #Giorgetti ci penserà 2 volte prima di uscire di casa...”, ha scritto un altro. E ancora: “Lo Stato è fallito! Per ‘Tenere in ordine i conti pubblici’ come ammette anche candidamente il ministro dell’economia Giorgetti, tramite il decreto più veloce della storia di un governo. Sono già con i piedi in una fossa”. Sono post di tre persone diverse, che usano nickname, ma il ministro, rivela Il Fatto Quotidiano, le querela così che la Guardia di Finanza possa identificarle. E così è stato. Gli autori di due delle tre frasi non sono adolescenti, che non capiscono quello che scrivono: uno è alle soglie dei cinquant’anni, l’altro è over 50. Uno di loro, si legge sul Fatto, è stato perquisito, ha subito il sequestro del telefono e ora rischia un processo e un anno di reclusione per un tweet su Giorgetti.
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L’avvocato Carlo Blengino, che rappresenta l’autore del tweet “Mi sa che #Giorgetti ci penserà 2 volte prima di uscire di casa…” giustifica il suo assistito sul Fatto sostenendo che in democrazia l’area di tolleranza è, per chi detiene il potere, molto più ampia che per il comune cittadino, che non ha alcun potere, se non il diritto di parola. Il legale analizza come un commento analogo a quello del suo assistito su Giorgetti, se pronunciato da un mafioso che dice: “Mi sa che finirà male”, ha un indubbio valore di minaccia. Ma davvero una constatazione dell’impopolarità della scelta di affossare il Superbonus equivale a minacciare il ministro? Per Blengino, niente autorizza a interpretare quel post come l’auspicio o l’intenzione dell’indagato di andare sotto casa di Giorgetti. Una perquisizione dell’abitazione, dell’auto, dei dispositivi elettronici e il sequestro del telefonino non hanno rivelato nulla di problematico. L’indagato è incensurato, una vita normale tra lavoro e famiglia, senza precedenti per violenza o minaccia. La pm Gianfederica Dito di Roma ha condotto le indagini con gran celerità. E l’indagato ha già ricevuto l’avviso di chiusura indagini. Per minaccia grave.
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