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Tolkien, la mostra a Roma che fa impazzire la sinistra

Luca Beatrice
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Qualche volta bisogna proprio ammetterlo: meno male che ci sono i francesi. Chiamali pure snob e altezzosi, ma quando applicano le categorie della critica superano i parametri ideologici per affondare nell’estetica pura. La bellezza, innanzitutto, che si annida spesso nel genere. A Parigi, dove hanno recuperato registi, scrittori, pittori, musicisti frettolosamente messi da parte dalla storia ufficiale, non ne fanno mai una questione politica. Nel 2020, poche settimane prima che arrivasse il Covid, la Biblioteca Nazionale di Francia registrò il record assoluto di visitatori nella sua storia per la mostra Tolkien. Viaggio nella terra di mezzo, primo autore non francese a essere esposto in tale sede di 1.000 metri quadri dopo tre anni di lavoro dei curatori. Anche l’America si è accorta della primaria grandezza di questo autore. Tolkien: Maker of Middle-Earth è il titolo dell’esposizione che da gennaio a maggio scorso ha occupato la Morgan Library & Museum di New York, edificio sulla Madison rinnovato dall’architetto Renzo Piano, prima opportunità al di là dell’Oceano di ammirarne disegni, tavole, manoscritti e mappe originali. Anche lì, straordinario successo, senza che ovviamente nessuno si fosse chiesto, «ma Tolkien era davvero di destra»?

Il motivo per cui in Italia tale questione continua a essere dirimente è piuttosto semplice: dal dopoguerra in avanti la questione culturale è stata intrisa di marxismo-leninismo, anche ben dopo la caduta del Muro di Berlino, la fine dell’Urss, lo scioglimento del Pci. Un unico poderoso blocco che si è imposto naturalmente, senza mai avere bisogno del confronto. Tranne forse qualche raro palpito di cattolicesimo democristiano, la cultura in Italia è quella robalì, si identifica con la sinistra e tutte quelle figure, talvolta grandiose, che hanno rifiutato l’appartenenza al pensiero comunista e post-comunista hanno dovuto pagare dazio.

 


ANNI SETTANTA
Fin dagli anni ’70, quando andavo al liceo, mi sono sentito dire: non leggere Celine né Pound, non ascoltare Lucio Battisti e stiamo cercando di capire David Bowie per decidere se va bene o no, non guardare i film con John Wayne né quelli diretti da John Milius o Michael Cimino. Soprattutto, tieniti lontano da Jrr Tolkien, il più fascista di tutti. E giù a somministrarti contenuti mediocri che non esemplifico perché mi ci vorrebbe l’intera foliazione di oggi. La questione se l’autore de Il signore degli anelli fosse davvero così di destra pareva sopita anche grazie a Hollywood, in particolare a Peter Jackson, regista della trilogia prodotta tra 2001 e 2003 e vincitrice record di 11 Oscar. Incentrata sulla saga il Museo della Scienza di South Kensington a Londra ospita fino a gennaio la mostra The Lord of the Rings Motion Picture Trilogy, ad alto budget, unica tappa europea di una tournée che poi si sposterà a Sydney, Singapore e Boston.

Tornando invece allo spettacolo, nel 2022 è uscita la serie in otto episodi Gli anelli del potere, in un momento storico in cui il Fantasy è in voga nei gusti del pubblico annoiato dalla mancanza di spettacolarità di molta tv. Tra un paio di settimane la Galleria Nazionale di Roma inaugurerà, alla presenza di Giorgia Meloni e fortemente voluta dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, la mostra J. R. R. Tolkien 1973 – 2023 uomo, professore, autore, a cinquant’anni dalla scomparsa, una cosa seria e scientifica che ovviamente si sta trasformando in querelle politica, per via di quel famoso apparentamento negli anni ’70 dei giovani missini nell’immaginario simbolico dello scrittore britannico. Non si capisce quale intento subdolo si possa nascondere dietro la celebrazione di un grande autore del ‘900, e francamente trovo inutili distinguo del tipo, ma no Tolkien non era di destra, anzi fu persino antifascista.

 



ACCETTAZIONE PASSIVA
Davvero, non ha bisogno di difesa alcuna qui da noi, dove siamo stati abituati, per non dire costretti, all’accettazione passiva di qualsiasi mediocre pittore, scrittore, regista, musicista purché ascritto alla sinistra. Ne sono pieni i musei, i cataloghi editoriali e i festival, i teatri e i cinema, le rassegne sonore e anche il Festival di Sanremo. Ma questo è sempre andato bene e nessuno ha mai polemizzato, solo che stavolta prendersela con la destra è dura perché non è stata scelta l’amante di, la moglie di, l’amico di tizio, lo sfigato che reclama spazio perché gli è sempre stato negato. Tolkien è indiscutibile, un’icona del ‘900, figura che regge a qualsivoglia contestazione, che venga dalla sinistra attuale o dai giornali che la fomentano. 

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