Ebrei nel mirino, "fateceli uccidere": l'orrore in strada a Roma
Sul palco della manifestazione studentesca pro-Palestina che attraversa Roma da piazza Vittorio all’università Sapienza fa capolino una giovane ragazza dai lineamenti medio-orientali, con la kefiah avvolta sulla testa. «Fuori i sionisti da Roma», grida al microfono. La folla applaude. Dalla capitale a Milano: nella pancia del corteo che sfila dalla stazione Centrale alla multietnica via Padova, ai lati di una grossa bandiera palestinese agitata con forza, un folto gruppo di musulmani scandisce in arabo un coro che fa così: «Aprite i confini così possiamo uccidere gli ebrei». La caccia è aperta.
L’odio antisemita che schiuma dalle bocche degli islamici che riempiono le piazze di mezza Italia si sprigiona in tutta la sua violenza. L’asticella si è alzata vertigionsamente. E chissà cosa diranno ora Gad Lerner e tutte le anime candide di sinistra che nei giorni scorsi hanno puntato il dito contro il titolo di Libero («Ebrei italiani, nascondetevi») che svelava il vademecum messo a punto dalla comunità ebraica milanese per mettere in guardia i suoi iscritti («copritevi la kippah e cambiate abitudini»)... I tifosi nostrani di Hamas non vogliono solo la distruzione di Israele ma rifiutano persino di condividere le stesse città, libere e democratiche, con gli ebrei.
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GLI SLOGAN
In principio fu «Palestina Libera» e «Israele terrorista». Poi l’invito di un ex brigatista a «boicottare Israele» e la campagna dei centri sociali per «interrompere le relazioni con le università israeliane». Poi ancora le piazze inneggianti ad Hamas, il gruppo terroristico che nel suo statuto prevede la cancellazione dello Stato d’Israele, e le parole incendiarie degli imam («Hamas? Ma quali terroristi... Sono come i vostri partigiani»). Fino all’appello di oggi: «Via da Roma», culla di civiltà e splendore, non è solo un attacco a Israele ma all’Occidente intero.
«Gaza Gaza vincerà». «Netanyahu assassino». «Palestina è immortale, Israele è criminale». «Israele via via, Palestina terra mia». Dentro il corteo milanese, i decibel dei cori si alzano insieme all’odio antisemita e all’odore degli spinelli che passano di mano in mano. C’è un cartello che recita «Intifada fino alla vittoria», accompagnato da una falce e martello. Comunisti e antisemiti. Si canta «Bella ciao». Musulmani di prima, seconda e terza generazione: ci sono anche bambini di tre anni a gridare «Israele Stato fascista». Una ragazzina sorregge un manifesto: «Stop doing what Hitler did to you» («Smettetela di fare quello che Hitler ha fatto a voi», ndr). Gli ebrei, per gli arabi, sono nazisti. E sbuca, ancora, Francesco Emilio Giordano, l’ex Br condannato per l’omicidio del giornalista del Corriere Walter Tobagi.
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Sventolano le bandiere palestinesi, quelle comuniste e persino quelle russe (è un uomo che indossa una maglia che si rifà ai tempi delle purghe staliniane). Poi spunta una foto in bianco e nero di Anna Frank con al collo una kefiah. L’emblema dell’Olocausto usato per colpire il suo stesso popolo: è questa la piazza pro Palestina che piace alla sinistra. E mentre un minimarket etnico bengalese distribuisce gratis centinaia di bottigliette d’acqua al popolo che sfila («Voglio solo aiutare», dice il proprietario), dal camioncino in testa al corteo è un profluvio di farneticazioni. «L’Occidente mentito su Iraq, Afghanistan, Siria, Sudan e Libano. Ha portato solo morte e distruzione. E questa volta non è diverso: l’Italia è coinvolta nel massacro di Gaza dal momento che fornisce basi come Sigonella per il trasporto di armi. Tanta morte a cui stiamo assistendo questi giorni è un prodotto Made in Italy», arringa una ragazza dei Giovani Palestinesi al megafono. E quando una rappresentante della rete transfemminista si azzarda a condannare «l’opera poliziesca di Hamas», ecco che viene zittita da un diluvio di fischi. Guai a chi osa criticare i terroristi che sgozzano e bruciano bambini, trucidano giovani che si divertono mentre ballano e sequestrano intere famiglie. «Tutte fake news», tagliano corto i manifestanti. Gli stessi che dicono «siamo in 20mila»...
PIANTEDOSI
Nel mirino ci sono gli Stati Uniti, l’Ue e pure l’Italia. «Ora che la resistenza palestinese si sta facendo valere contro l’occupazione cercano di dipingere come deboli, estremisti e illusi. I giornalisti e i politici che si sono schierati con Israele accolgano Israele nei loro Paesi», urlano gli organizzatori. Sabato prossimo, a Roma, è convocata la grande manifestazione nazionale per la Palestina. Andare oltre i deliri di ieri sarà difficile ma non impossibile: la piazza palestino-comunista.
In serata il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, parlando di possibili rischi attentati in Italia, ha detto che «l’unico elemento di preoccupazione è legato ai “lupi solitari” che per vari motivi possono subire la fascinazione della radicalizzazione».