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Alberto Scagni, fine orribile in carcere: l'orrore del detenuto romeno

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Una fine orribile per Alberto Scagni, in carcere. Una vendetta per il crimine di cui si è macchiato fuori, forse, oppure più banalmente un regolamento di conti dentro il penitenziario, una faccenda tra galeotti. 

L'uomo è stato condannato a 24 anni e 6 mesi di reclusione per l'efferato omicidio della sorella Alice, che il 1 maggio del 2022 ha sconvolto Genova e l'Italia intera. Scagni è stato picchiato brutalmente nel carcere di Marassi, dov'è detenuto, da un compagno di detenzione, un romeno.

A riferirlo è stato la UilPa, il sindacato di Polizia penitenziaria, secondo cui Scagni è stato salvato da una guardia carceraria mentre il romeno continuava a pestarlo senza pietà anche quando l'assassino della sorella era a terra, praticamente privo di sensi.  

Il romeno e Scagni erano compagni di cella. Non è dato sapere cosa abbia scatenato l'aggressione violentissima: al momento si sa solo che l'italiano è stato salvato dal provvidenziale intervento di un agente della penitenziaria che è riuscito a entrare in cella e tirarlo fuori in tempo, sottraendolo alla furia del romeno. Scagni, ricoverato per accertamenti, ha ricevuto una prognosi di 7 giorni e potrà riprendersi in una cella singola.

Il 42enne, un anno e mezzo fa, aveva ucciso la sorella Alice a coltellate. Agli inquirenti ha spiegato che a massacrare la ragazza era stato "mentalmnete un'altra persona", non lui: "C'era la persona che i miei genitori e i miei vicini hanno affamato per dei mesi, torturandola psicologicamente".

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