Strage ad Alessandria, l'atroce risveglio della mia città taciturna
C’è una scena che le operatrici della Divina Provvidenza Teresa Michel di Alessandria non scorderanno mai: quella di Martino Benzi, genero in apparenza innocuo e premuroso, che estrae dalla tasca una lama e uccide la suocera per poi farla finita con la stessa arma. A casa l’ingegnere aveva già accoltellato la moglie Monica e il figlio Matteo, studente dell’Itis Volta. Ad Alessandria è una giornata di sole che sembra estate piena, il giardino della Michel è fiorito e solo per un caso agli anziani ospiti viene risparmiato l’orrore di quel sangue in cortile.
Cinquanta passi separano la Michel dal Volta dove ora si piange Matteo, il figlio cancellato dalla vita da questo padre assassino e manipolatore, che mandava messaggi seriali ai prof durante il Covid e aveva costretto il ragazzo a stare distante dagli altri compagni e con il banco contro il muro. Matteo soffriva, ma sapeva che doveva farlo per la mamma malata.
Può darsi che il terrore di una ricaduta della moglie, l’ansia di non farcela a 67 anni a guidare un adolescente nell’avventura del mondo, abbia causato un corto circuito nella mente di Benzi. Per Alessandria sarà difficile dimenticare. Anche se nessuno si permette di dare giudizi, se ogni storia va conosciuta e rispettata, se alla fine si metabolizza perfino il dramma, non per menefreghismo, ma per una certa ritrosia a commentare i fatti altrui, specie se tristi. Nel degrado di tanti capoluoghi, la mia Alessandria per fortuna è considerata ancora una città tranquilla, dove ci si scompone se il sindaco ha imposto la Ztl in centro e ci si divide sulla collocazione del nuovo ospedale.
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Nel 2001 ci fu il caso enorme di Erika e Omar, a Novi Ligure, ad accendere i riflettori su questa laboriosa provincia del nord, le telecamere furono puntate per mesi sulla villetta del massacro. Seguì il killer Donato Bilancia e, più di recente, nel 2019, la fine di tre vigili del fuoco rimasti intrappolati nell’esplosione di una cascina di Quargnento per colpa del diabolico progetto di una coppia in apparenza “normale” che ha patteggiato 27 anni per omicidio colposo. La strage di ieri è un altro colpo per la mia comunità, ma alla domanda: com’è possibile che nessuno abbia potuto fermare la mano assassina di Benzi?, forse non ci sarà mai risposta.
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