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Aosta, il gender usa le fiabe per indottrinare i bimbi

di Tommaso Lorenzini mercoledì 27 settembre 2023

2' di lettura

Dalla cosiddetta “carriera alias”, una delle tante invenzioni sponsorizzate dal movimento Lgbt (cioè la possibilità data agli alunni di scegliere il nome maschile o femminile con cui essere chiamati e nominati in tutti i documenti, a prescindere dal loro sesso biologico), ai “bagni neutri” realizzati in alcuni istituti (nei quali ragazzi e ragazze possono accedere a prescindere dal loro sesso biologico), i tentativi di mettere le mani sulla scuola mossi da quanti propagandano la teoria del gender con la scusa di combattere l’omofobia sono più o meno manifesti, eclatanti oppure addirittura carsici, sotterranei. Se però finora l’attenzione era soprattutto rivolta a ragazzi di età deputata a iniziare a farsi, e fare, domande e attendersi risposte serie e magari non pilotate dall’ideologia arcobaleno, l’ultimo caso abbassa drasticamente l’asticella.

Ad Aosta è scoppiata infatti polemica per un evento dedicato ai bambini all’interno della Pride Week 2023. Il 30 settembre, nella biblioteca del quartiere Dora di Aosta, Francesco Pierri, attivista Lgbtqia+, con trucco e parrucco nei panni della drag queen Cristina Prenestina leggerà il suo libro Nino il T-rex (rivolto a chi ha da 3 anni in su) e guiderà bambini e bambine in un «laboratorio creativo» come successo a Bari a maggio. Il racconto segue il filo della lotta al bullismo, la storia del tremendo Nino, il bullo più bullo, «arrabbiato e invidioso per non aver mai ricevuto un abbraccio caldo e amorevole. A capirlo è un cucciolo di essere umano che un bel giorno decide di affrontare il dinosauro e, addirittura... abbracciarlo».

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Edificante, se non che, come si domanda la Lega valdostana, è singolare comprendere: per quale motivo debba essere «un uomo mascherato da donna» a proporre letture simili ai bambini; per quale motivo, se si tratta di sensibilizzare in così piccola età contro il bullismo, l’evento sia palesemente di matrice arcobaleno; e, non ultimo, per quale motivo sulla locandina dell’appuntamento l’invito sia esplicitamente indicato come un «evento per bambine», con la schwa (la lettera inclusiva, che non fa distinzioni fra i sessi generando in realtà confusione massima) al posto della “i” o della “e” per “bambini” o “bambine”. Gli organizzatori spiegano come la serata sia «su prenotazione: sono i genitori a iscrivere figli e figlie», mascherandosi dietro la considerazione che le biblioteche sono «spazi di inclusione». Ma quella schwa racconta più di ogni altra giustificazione.

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