Toscana, corsi per imam: ma è mistero su chi li paga
Sarà il primo, sarà a Firenze e sarà aperto solo agli imam. Ossia ai ministri del culto islamico, pure su selezione perché «ci aspettiamo una grande partecipazione e credo che non sarà possibile dire a tutti di sì». A spiegarlo (anche se i dettagli non ci sono e tempi men che meno, si sa solo che il progetto partirà nel 2024 ma quando, di preciso, al momento non è dato saperlo) è Izzedin Elzir, l’imam (appunto) del capoluogo toscano. Quell’Elzir della moschea di piazza dei Ciompi, nel quartiere Santa Croce, a ridosso dell’Arno, sotto sfratto da quasi due anni e con un nuovo ordine esecutivo fissato per martedì prossimo il quale, con ogni probabilità, slitterà di nuovo. Epperò questo c’entra niente. C’entra, invece, che qui, ossia a Firenze, sta per aprire la prima scuola, il primo corso, la prima classe per imam d’Italia. E di polemiche se ne sono già sollevate diverse, tanto è bastato lo spurio annuncio. «Sarà una sorta di scuola nella scuola», continua Elzir sulla stampa locale, «e servirà per gli imam di tutta Italia per affrontare lo studio dell’islam, delle leggi e dei diritti e dei doveri dei cittadini nella società».
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IL PROGRAMMA
Punto primo: l’intenzione non pare delle peggiori, anche perché è rivolta (sì) alla comunità musulmana ma nasce grazie alla Scuola fiorentina di alta formazione per il dialogo interreligioso e interculturale, un ente che da otto anni raggruppa esponenti cattolici, ebraici e islamici, e vedrà la partecipazione sia del Comune di Firenze che della Regione Toscana (entrambi, guarda caso, a guida Pd). Punto secondo: tra le materie da studiare non ci saranno solo i precetti dell’islam, ma anche l’educazione civica, la legge italiana e l’arte fiorentina perché «l’obiettivo è quello di diffondere il più possibile il suo immenso valore anche tra le figure chiave islamiche». Punto terzo: mica tutti son convinti, nulla da appuntare e così sia. Anzi. «Perché mai vengono messe in campo iniziative per “educare gli imam”?», si chiede l’europarlamentare della Lega, la toscana Susanna Ceccardi, «si sono accorti che c’è qualcosa che non va nelle predicazioni dei capi spirituali di una religione che non rispetta la parità tra uomo e donna e promuove i matrimoni combinati e costringe le donne a vestirsi come vogliono i padri e i mariti si disinteressano ad altri diritti costituzionalmente garantiti?».
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I FINANZIAMENTI
Punto (di domanda) e a capo: perché il nodo, alla fine, sta tutto lì. Nel fatto che va bene lo studio delle leggi, però prima viene il loro rispetto. «Imam e fedeli musulmani devono già rispettare le leggi», chiosa infatti Ceccardi, «come tutti. Noi continuiamo a pensarla come Oriana Fallaci». Mentre il segretario provinciale del Carroccio fiorentino, Federico Bussolin, aggiunge: «Presenteremo le dovute interrogazioni per capire se e come verrà finanziato questo tipo di attività al fine di garantire ai fiorentini la completa trasparenza». Per Davide Piccardo, invece, che è il coordinatore del Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano: «Ben venga tutto quello che aiuta le guide religiose che vengono dall’estero a comprendere meglio la comunità italiana, il contesto nel quale poi si troveranno a operare».
Del “corso di formazione per imam” di Firenze, allo stato delle cose, si sa poco di più: si sa solo che tra i professori ci saranno sia cariche religiose che personalità della vita civile italiana. Per il resto bisogna aspettare che vengano definite le specifiche. E poi vedere, effettivamente, quale direzione prenderà questo “esperimento”.
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