Più che uno sfogo, suona come una denuncia. E arriva da uno dei bagnini delle piscine alle Terme di Cretone, a Palombara Sabina, in provincia di Roma. Quelle in cui, la settimana scorsa, ha perso la vita il piccolo Stephan, il bimbo russo di otto anni che giovedì è rimasto incastrato nella conduttura di scarico di una vasca. «Ci dicevano di sbrigarci», racconta il bagnino, che tra l’altro ha appena diciotto anni, «perché non volevano pagare gli straordinari. La piscina doveva essere vuota entro le otto, per questo non c’era la grata: perché così finivamo prima». Al momento, sulla scrivania della procura di Tivoli, per la morte di Stephan, c’è un fascicolo aperto.
Omicidio colposo, recita il faldone che contiene anche l’iscrizione di quattro indagati, due amministratori e due giovani bagnini, un ragazzo ventenne e quello che racconta, agli inquirenti, gli ultimi dettagli sulla vicenda. «Io», sostiene, «quella grata non l’ho mai vista». È un giovanotto neo maggiorenne che si è trovato un lavoretto estivo, per racimolare qualche spiccio in vista del nuovo anno scolastico: «Sono sicuro che in acqua non c’era più nessuno, quel pomeriggio. Erano tutti dietro la corda con cui veniva isolata l’area delle piscine per la fase dello svuotamento. Molta gente era già nell’area del bar, che invece rimane aperta. Avevo controllato».