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Benzina a 2,6 euro al litro? Una bufala: rispetto a un anno fa...

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Michele Zaccardi
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Che il nodo siano le risorse è fuori di dubbio. Per tagliare le accise su benzina e gasolio, Draghi spese 9 miliardi di euro tra marzo e novembre dell’anno scorso. Cifre che, visti i risicati margini a disposizione del governo per la manovra, appaiono ora proibitive. Perché lo sconto da 25 centesimi al litro, che arrivava a 30,5 con l’Iva, costa un miliardo al mese. «Se riproponessimo» quella misura, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) Adolfo Urso, «dovremmo trovare in altro modo, ovviamente con altre tasse, 12 miliardi di euro l’anno», mentre «abbiamo preferito utilizzare quelle risorse per tagliare per due volte il cuneo fiscale». Intervento che il governo intende replicare per l’anno prossimo, ricorrendo all’extra gettito- quasi 11 miliardi tra gennaio e giugno, 1,8 in più sul 2022 - incassato dai rialzi dei prezzi dei carburanti. «Il ministero dell’Economia sta preparando la manovra» ha aggiunto Urso ospite di Agorà Estate su Rai3, «che sarà destinata al taglio strutturale del cuneo fiscale per lanciare l’impresa, il lavoro italiano e consentire a chi ha salari più bassi di avere un reddito dignitoso».

PRIORITÀ
Insomma, questione di priorità. Anche perché il caro carburanti è tutt’altro che un’emergenza. Basta infatti guardare i dati pubblicati dal Ministero dell’Ambiente: a giugno dello scorso anno, quando lo sconto sulle accise era già in vigore, un litro di benzina costava (sulle strade normali) in media 2,034 euro, contro l’1,944 di ieri. Non solo. I prezzi di benzina e gasolio non cambiano dal 16 agosto. Anzi, il diesel è persino sceso di un centesimo, a 1,842 euro al litro. Pure i prezzi medi praticati sulle autostrade, strutturalmente più alti, non aumentano da tre giorni. Come si legge in una nota del Mimit, dal 16 agosto non si registra «nessuna variazione»: il gasolio in modalità self è stabile a quota 1,928 euro e la benzina a 2,019 euro. E i benzinai che rapinano gli sprovveduti automobilisti che si dirigono verso le spiagge, chiedendo anche 2,7 euro per un litro di senza piombo? In tutta Italia sono sei. Anzi, uno solo, quello tra Varese e Milano, a cui la Finanza ha fatto visita ben due volte negli ultimi giorni. Gli altri cinque, invece, applicano un prezzo compreso tra 2,6 e 2,7 euro al litro.

A pubblicare i dati è la Figisc - Confcommercio, l’associazione dei gestori degli impianti di servizio, che definisce «inutili e fuorvianti» le notizie degli ultimi giorni sui rincari. Analizzando i 69mila prezzi (tra gasolio e benzina) raccolti dall’Osservatorio del Mimit il 16 agosto, Figisc calcola che quelli superiori ai 2,6 euro sono sei, «uno ogni 11.501 impianti», mentre soltanto uno è maggiore di 2,7 euro. Per la benzina, la stragrande maggioranza dei punti vendita in modalità self (16.331, l’82,12% del totale) si colloca tra gli 1,9 e i 2 euro al litro (1,944 euro la media). Per il diesel, invece, gli impianti compresi nella forchetta 1,8-1,9 euro (1,842 di media) sono 15.738 su 19.872, ossia il 79,2%. Sopra i 2 euro, infine, ci sono 559 pompe di benzina su 19.886, appena il 2,81%, e 99 di gasolio, che su 19.872 fa lo 0,5%. Numeri che danno ragione a Urso, quando afferma che le misure varate dal governo, come l’obbligo di esporre il prezzo medio regionale (o nazionale), stanno funzionando. «Depurato dalle tasse» ha ribadito di nuovo ieri il ministro, attirandosi le critiche dell’opposizione, il prezzo «industriale di benzina e gasolio è il più basso d’Europa».

I TAGLI DELL’OPEC
Ma a dare ragione a Urso, che in un’intervista a Repubblica ha detto che i rincari dei carburanti sono colpa dei tagli alla produzione decisi dall’Opec (il cartello dei Paesi produttori), è il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli. Secondo l’economista, «l’aumento è dovuto soprattutto al prezzo della materia prima, cioè il petrolio greggio» perché l’Arabia Saudita, lo Stato leader dell’Opec, ha ridotto «la produzione, sia a luglio che ad agosto», con il Brent (l’indice di riferimento) che in due mesi è passato da 70 a 85-87 dollari al barile. «Il governo italiano, come tutti i governi europei» ha detto Tabarelli al sito Fanpage, «ha poco potere sulle dinamiche del prezzo del petrolio». Ma che la riduzione delle tasse sulla benzina sia iniqa, oltre che costosa, lo ha rilevato anche l’Ufficio parlamentare di bilancio. In una nota dell’ottobre 2022, l’Upb spiegava che il taglio delle accise è andato a vantaggio delle famiglie più ricche, che consumano di più. 

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