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Acqua, dati taroccati: svolta "eco", una disastrosa verità

Attilio Barbieri
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Dobbiamo sentirci colpevoli. Quando mangiamo una bistecca, ma anche quando attacchiamo un piatto di spaghetti: in quel momento, colpevolmente inconsapevoli, stiamo consumando risorse preziosissime per il pianeta. Il gioco degli integralisti “green” è questo. E ci riescono maledettamente bene. Gira da un po’ di tempo su siti e portali che sostengono il Green Deal del vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, una infografica che riassume il fabbisogno di acqua per alcune coltivazioni fra le più diffuse al mondo. «Quanta acqua serve per...» recita il titolo. E sotto compaiono cinque specie vegetali che si possono ritenere ospiti ricorrenti (tal quali o trasformate) delle nostre tavole.

Così si scopre che per coltivare e raccogliere un chilogrammo di patate servono 500 litri d’acqua. Per un chilogrammo di grano 900, per il mais 1.400 litri, per un chilo di riso 1.900 litri e per il solito chilogrammo, questa volta di fagioli di soia, ci vogliono ben 2.000 litri d’acqua. Quantitativi enormi. La fonte pare autorevole: Global Hunger Alliance, letteralmente Alleanza globale contro la fame, una coalizione internazionale che promuove soluzioni ecologiche sul problema della fame nel mondo. Ma il problema non è tanto la fonte. Nella rappresentazione grafica - che pubblico in questa stessa pagina, c’è un intruso: il grano. E lo dico con certezza assoluta.

Ho la fortuna di abitare in campagna, sul preappennino dell’Oltrepò Pavese e gli agricoltori che coltivano i campi attorno a casa mia seminano spesso il frumento. In oltre 55 anni e altrettanti raccolti non ho mai visto irrigare con una sola goccia d’acqua quei campi. Ma il dubbio mi assale. Sarà così dappertutto? Oppure altrove gli agricoltori irrigano davvero il frumento? «Assolutamente no. Con quel che costa l’acqua sarebbe antieconomico», mi conferma Francesco Giardina, agronomo e responsabile consumi della Coldiretti. «Non si sbaglia. Il grano non viene mai irrigato. Né in Oltrepò Pavese né altrove». E come spiegare allora i 900 litri d’acqua che secondo la Global Hunger Alliance servirebbero per produrre un chilogrammo di frumento?

«Semplice: si tratta di acqua piovana», chiarisce Giardina, «il dato nel complesso può anche starci, ma l’irrigazione non c’entra nulla. Si parla di precipitazioni. Pioggia. Acqua piovana». E fra l’altro se nel medesimo appezzamento di terreno in cui si coltiva il frumento crescessero erbe spontanee o addirittura un bosco non cambierebbe nulla. Il quantitativo di pioggia necessario a dare un chilogrammo del cereale utilizzato per fare ad esempio pasta e pane, cadrebbe ugualmente, secondo un ciclo naturale che si ripete da milioni di anni. Questo però, i tifosi del Green Deal omettono di raccontarlo altrimenti rischierebbe di fallire il piano per farci sentire tutti colpevoli per aver dilapidato l’acqua del pianeta.

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