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Sicilia, lo scontrino fa esplodere la rivolta: ecco quanto costa un arancino

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Questa estate è segnata dai prezzi alle stelle. Dalla Puglia alla Liguria, dalla Toscana alla Sardegna, tutto costa di più. E ora anche la Sicilia, che finora era stata la regione che aveva mantenuto i costi più bassi sta rincarando. Come riporta il Corriere della Sera ora anche l'isola ha aumentato i prezzi di arancini, spritz, pesce e quanto altro. A Taormina, per esempio, ora sposarsi in Comune costa il doppio: si è infatti passati da 800 a 1.600 euro. Il parcheggio costa 3 euro all'ora e anche la tassa di soggiorno è stata raddoppiata. "Ho dovuto alzare le tariffe perché ho ereditato un debito di 12 milioni", spiega Cateno De Luca. Le spiagge però non sono aumentate così tanto visto che per due lettini e un ombrellone, dal 2019, si è passati da 50 a 60 euro. Costo che nel palermitano scende a 30 euro e a 7 euro a persona nel'agrigentino.

 

 

I prezzi degli alberghi, secondo Demoskopika, sono invece aumentati del 34 per cento. E così a Cefalù una famiglia di quattro persone può arrivare a spendere fino a 12mila euro per un soggiorno di una settimana. 

Per quanto riguarda la ristorazione, un primo piatto con gambero rosso di Mazara, che nel 2019 costava 21 euro, ora ne costa 26. Lo spaghetto con le vongole 15 (contro i 10 del passato). E attenzione il famoso arancino che costava 2,50 euro appena un anno fa, ora è salito a 4 euro. Tutta colpa dei rincari delle materie prime, si giustifica Danilo Li Muli, inventore di Ke Palle: Il riso è cresciuto del 140 per cento, l'olio per friggere del 35, abbiamo adeguato i prezzi". A scapito dei turisti. 

 

Riceviamo e pubblichiamo: 

Spettabile Redazione,
a seguito dell'articolo comparso sul vostro sito all'indirizzo  https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/36586050/sicilia-scontrino-rivolta-quanto-costa-arancino.html e recante affermazioni non veritiere, incomplete e/o travisate, inerenti alla ns azienda Street Food Academy srl e al marchio "KePalle Arancine d'Autore" di ns proprietà, vi invitiamo a rettificare le informazioni riportate, così come già richiesto con diffida alla redazione del Corriere della Sera, da cui il vostro articolo attinge; al caso omettendo il nome del locale e del proprietario Danilo Li Muli, altrimenti inserendo nella sua completezza l'affermazione rilasciata in origine alla giornalista del Corriere:
 
"I costi delle materie prime sono aumentati in modo vertiginoso. Il riso è cresciuto del 140 per cento, l’olio per friggere del 35 per cento, la farina del 91 per cento, è ovvio che abbiamo dovuto adeguare i prezzi, riuscendo comunque ad ammortizzare i prezzi al consumatore. In 10 anni, dalla nostra prima apertura, il prezzo di un'arancina è cresciuto di un euro, passando da 2.50€ a 3.50€, mentre nel caso delle elaborate versioni gourmet siamo arrivati a 4 euro. Sebbene non tutti i palermitani abbiano recepito bene l'aumento, forse non comprendendo quanto i costi delle materie prime, dell'energia e del servizio incidano sul prezzo finale, i turisti al contrario loro si lamentano meno, perché la Sicilia resta per loro una metà tutto sommato economica".
 
Oltretutto si fa notare che la vostra frase conclusiva, subito accostata all'affermazione riportata ne altera il senso, alludendo a una speculazione nei confronti dell'utenza turistica.
 

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