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Reddito, il gioco sporco dei sindaci rossi: sapevano tutto da 7 mesi

Attilio Barbieri
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La riforma del reddito di cittadinanza è entrata in vigore sette mesi or sono. I sindaci e la sinistra se ne accorgono soltanto ora. Le novità sul sussidio grillino sono contenute nella legge di Bilancio 2023, approvata sul finire dello scorso anno. La norma stabiliva che a partire dal 1° agosto 2023, continuassero a percepire il reddito di cittadinanza soltanto i nuclei familiari con un disabile, un minore o almeno un componente over 60. Le altre famiglie, se non già prese in carico dai servizi sociali e inserite in percorsi di formazione o orientamento, dovranno richiedere il Supporto formazione e lavoro con durata massima 12 mesi. Tutto ciò era noto già al momento in cui è stata approvata in via definitiva la legge 197 del 29 dicembre 2022, la Finanziaria appunto. E se ne discusse per mesi in corso di approvazione, dapprima nelle commissioni parlamentari competenti. Poi in aula. Eppure i sindaci scoprono ora che il Reddito grillino si sarebbe interrotto il31 luglio. Oggi.

 


«Ci vorrebbe una comunicazione più chiara e trasparente», dice a Repubblica il primo cittadino di Napoli, Gaetano Manfredi: «Se noi amministratori non abbiamo capito come gestire l'uscita dal reddito di cittadinanza, figuriamoci i cittadini. Dentro questa grande confusione si potrebbero inserire disordini sociali». Colto di sorpresa da una misura prevista da oltre sette mesi, Manfredi confessa di ignorare anche cosa possa accadere in futuro: «È un grande mistero quello che succederà ora» puntualizza.
A precedere il sindaco del capoluogo campano in questa “scoperta” è stato il collega di Roma. «Il governo taglia una fondamentale misura di contrasto alla povertà per 160mila famiglie, le informa con un semplice Sms e poi scaricale conseguenze sui comuni», scriveva in una nota il primo cittadino della Capitale, Roberto Gualtieri, aggiungendo: «Solo a Roma c’è il rischio che più di 10mila persone saranno costrette a rivolgersi agli sportelli dei servizi sociali perché private di un sostegno determinante in questi anni difficili e in cerca di una fantomatica presa in carico». Strano che Gualtieri scopra ora che il beneficio si sarebbe interrotto, visto che a febbraio, presentando i Progetti utili alla collettività (Puc in sigla) attivati per 15 percettori della misura dal IV Municipio della Capitale, stigmatizzava il fatto che «quest’estate» (la dichiarazione risale a febbraio) «una serie di persone siano di colpo prive di questo strumento». Memoria corta. Anzi, cortissima.

 


IN CONTROPIEDE
Colto in contropiede pure il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, secondo il quale l’Sms dell’Inps che annuncia lo stop all’assegno per chi non ha più io requisiti, «ha provocato confusione e disagio». «Assolutamente inutile- aggiunge l’ex Dc- dire agli utenti che occorre rivolgersi ai servizi sociali dei Comuni che non hanno né gli spazi finanziari, né le possibilità materiali per far fronte a difficoltà sociali di questo tipo». Gli occupabili «dovranno andare ai centri per l'impiego. Così rischiamo di esporre gli uffici comunali al rischio di essere assaliti inutilmente, visto che non c'è possibilità, su questo versante, di far nulla».
Di «allarme e, soprattutto nelle regioni meridionali e in Calabria, forte disagio nonché la presa d’assalto dei servizi welfare dei Comuni», parlano in una nota congiunta i sindaci di Catanzaro Nicola Fiorita, di Crotone Vincenzo Voce, di Cosenza Franz Caruso e il sindaco facente funzione di Reggio Calabria Paolo Brunetti. «Demandando, inoltre, la presa in carico ai servizi comunali si crea nei soggetti fragili l’illusione di poter proseguire a percepire il reddito di cittadinanza, che di fatto è abrogato a partire dal 1° gennaio 2024».

 


 

STOP A DICEMBRE Già, perché quanti hanno ora i requisiti per continuare a percepire il beneficio - un minore, un disabile o un over 60- cesseranno comunque di incassarlo il 31 dicembre di quest’anno. Da allora in poi potranno chiedere l’As segno di inclusione della durata di 18 mesi, rinnovabili. Dunque, come dimostra la citazione dei quattro sindaci calabresi, la norma è conosciuta, anche se fa comodo “scoprirla” soltanto ora. Ma fra i primi cittadini in allarme c’è pure chi parla di «bomba sociale». «L’abolizione del reddito di cittadinanza», afferma Marcello De Rosa, sindaco di Casapesenna, paesone di 7mila abitanti in provincia di Caserta, «è un colpo alla dignità della povera gente. Il Rdc andava regolarizzato, andavamo individuati i truffatori ed i lavativi, è stato un errore colpire le persone che grazie al sussidio riuscivano a vivere in modo dignitoso». Peccato che fosse chiaro fin dall’introduzione del sussidio, con il governo Conte, che si trattasse di «una misura a termine e non di un assegno da erogare vita natural durante», come spiega il sottosegretario per l’Attuazione del programma di governo Giovanbattista Fazzolari, «i percettori lo avrebbero comunque perso a un certo punto, considerato che c'è chi lo riceve da quattro anni». Proprio la motivazione principale, oltre alle truffe che hanno costellato l’applicazione della misura, che ha indotto l’esecutivo a superarla definitivamente.

 

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