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Meteo, "grandine devastante e caldo record": il clamoroso titolo del 1967

Michele Zaccardi
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«La canicola che da tanti giorni opprime Milano, quasi schiacciandola sotto una cupola di aria infuocata, è stata interrotta, almeno per qualche ora, dal violento nubifragio che si è scatenato sulla città e su larghe zone della provincia la notte scorsa verso l’una». No, non è, come potrebbe sembrare per la sua puntualità descrittiva, la cronaca degli eventi atmosferici degli ultimi giorni. La frase è infatti ripresa dal Corriere d’Informazione, storico quotidiano milanese del pomeriggio che ha smesso le pubblicazioni nel lontano 1981. E, per una curiosa coincidenza, risale esattamente a cinquantasei anni fa, quando gli allarmi sul clima, con tutti i corollari di isteria collettiva (e mediatica) e della comparsa di bislacchi figuri che si autodefiniscono “attivisti ambientali”, erano di là da venire. È infatti il 26 luglio 1967 e a Milano piove parecchio, nonostante sia estate e faccia pure caldo.

 

 

 

SOMIGLIANZE

Male coincidenze non finiscono qui. Perché più si va avanti nella lettura di quell’articolo di sei decenni fa, più le somiglianze con la situazione attuale si fanno sempre più numerose. Quasi sinistre, soprattutto se si pensa a quanto successo intorno alle quattro del mattino di martedì, quando grandine e folate di vento da oltre 100 km orari hanno sferzato il capoluogo lombardo. «La pioggia torrenziale» prosegue il cronista, «è stata accompagnata da paurose scariche elettriche e anche da violente raffiche di grandine con chicchi grossi quasi come uova. I danni alle campagne sono gravi». Giunti a questo punto, un dubbio ci assale: ma non è che in Italia gli eventi atmosferici estremi ci sono sempre stati? Magari meno frequenti, certo, ma non per questo meno pericolosi.

 

 

 


«In città si sono avuti episodi drammatici che hanno mobilitato i vigili del fuoco. Via Galilei è stata allagata; alcune automobili sono state trascinate per alcune decine di metri dalla violenza dell’acqua». E qui vengono in mente le immagini di Desio, dove un fiume di ghiaccio scorreva, nei giorni scorsi, per le strade della città. E i tetti divelti dalla furia del vento e dalle pallottole di grandine? Ci sono pure quelli nel racconto, datato ma attualissimo, del cronista del Corriere d’Informazione. «Alla stazione Centrale - dove un fulmine ha provocato una lunga interruzione dell’energia elettrica - la grandine ha spaccato alcune vetrate delle tettoie. Una valanga d’acqua e di grandine s’è abbattuta sui marciapiedi. Due viaggiatori, una donna e un ragazzo, mentre tentavano di mettersi al riparo, sono caduti ferendosi abbastanza gravemente».
Si dirà che, nel lontano ’67, l’Italia non era spaccata in due come in questi giorni, con temporali e maltempo al nord e caldo africano al sud.

 

 

 

Ebbene, purtroppo, anche in questo caso, le coincidenze si sprecano. «Nel centro-sud, non ancora toccato dai temporali che hanno rinfrescato il nord, il record italiano del caldo, per questo torrido scorcio di stagione, è stato registrato a Roma, dove il termometro è continuato a salire. Ieri nel centro della città sono stati registrati 42 gradi all’ombra e 38 al centro di osservazione di Roma nord». Ma c’è dell’altro. «Non un alito di vento spira sulla città che è letteralmente oppressa da una cappa di calore. Il solleone ha avuto le solite conseguenze di malori, colpi di calore e crisi isteriche nei malati di nervi». Ecco, pure le crisi isteriche ci sono ancora oggi. Ma non sono più dovute al caldo. Colpiscono, infatti, quegli eco-vandali che imbrattano statue, monumenti e opere d’arte per ricordarci che, per colpa dell’inquinamento, il mondo finirà.

 

 

 


PARALLELISMO

Se invece andiamo a guardare gli anni più recenti, la situazione non cambia più di tanto. «Caldo soffocante e incendi nel Meridione, quaranta feriti per i nubifragi al Nord». Così titolava La Stampa il 27 giugno del 1982, ricordando che «mentre continua la canicola al sud, si scatenano temporali in Alta Italia». Un parallelismo perfetto con quanto sta accadendo in questi giorni e che viene confermato anche dagli altri articoli presenti nella stessa pagina del quotidiano torinese. E così, se «a Catania il termometro ha toccato i 46 gradi» a Milano, dove «il vento ha spezzato decine di alberi», ci sono «strade bloccate dalla pioggia». Ma non mancano nemmeno le scariche di acqua ghiacciata: «Ingentissimi i danni provocati dalle tempeste di grandine».

 

 

 

Danni che, nel Vercellese, vengono quantificati in oltre «dieci miliardi di lire». I raccolti, infatti, erano stati colpiti da precipitazioni mostruose: «in dodici minuti caduti 30 centimentri di grandine». Ovviamente, pure la siccità e gli incendi (grande classico estivo delle regioni meridionali) imperversavano nel lontano 1982: «Al Sud scarseggia anche l’acqua per spegnere le fiamme nei boschi». Curiosamente, però, i quotidiani dell’epoca non suonavano nessun allarme sui cambiamenti climatici. Insomma, l’unica differenza tra adesso e allora sembra riguardare i media. Negli anni scorsi gli articoli non erano corredati dal memento mori che campeggia, ubiquo, nelle pagine sfornate dalla stampa progressista: «Emergenza climatica». 

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