Cerca
Cerca
+

Dopo Patrick Zaki, Giorgia Meloni riporti a casa Chico Forti

 Chico Forti

Gianluca Mazzini
  • a
  • a
  • a

Non si sa se sia più clamorosa la notizia della liberazione di Patrick Zaki grazie all’intervento del governo italiano o l’ingratitudine del cittadino egiziano nei confronti di Giorgia Meloni. Resta il grande successo diplomatico dell’esecutivo di centrodestra che arriva dopo i fallimenti dei governi Conte e Draghi. Adesso dalla premier si attende un nuovo miracolo, che potrebbe concretizzarsi già nelle prossime ore. L’imminente visita alla Casa Bianca è l’occasione per riportare a casa un cittadino italiano in prigione da innocente. Parliamo di Chico Forti detenuto da 23 anni in Florida dove sta scontando l’ergastolo. È accusato dell’omicidio di Dale Pike a Miami, dopo un processo farsa e senza prove.

Il paradosso è che sembra più facile far rispettare i diritti umani in un Paese con una guida autoritaria come l’Egitto piuttosto che in una democrazia compiuta come gli Stati Uniti. Secondo indiscrezioni negli ultimi incontri che il premier ha avuto con Biden non ha mai mancato di ricordare questo vulnus che contrappone Italia e Usa. Sembrerebbe in corso una trattativa a fari spenti. Il caso è difficile. Forti è stato condannato con sentenza definitiva da un tribunale della Florida. Non c’è possibilità di rifare il processo. Esistono impedimenti legislativi, legali, burocratici e politici. Anche il trasferimento del detenuto in un altro Stato (in questo caso l’Italia) per scontare la pena non ha precedenti. Il timore delle autorità locali è che un provvedimento del genere possa scoperchiare un vaso di pandora visto il non impeccabile sistema giudiziario americano. Chico Forti, che si è sempre proclamato innocente, aveva accettato l’ipotesi del trasferimento in un carcere italiano per scontare la pena rinunciando alla richiesta di libertà ma, al momento, anche questo non è servito.

 

A Trento mamma Maria (95 anni) e la famiglia aspettano il ritorno di Chico in Italia così come i suoi tre figli (americani). Come abbiamo letto domenica nell’articolo di Alessandro Dell’Orto, Chico è sempre determinato e fiducioso ma si rende conto che se fallisse la Meloni non avrebbe più molte possibilità. I parenti sono rincuorati per la liberazione dell’attivista egiziano e sperano che sia di buon auspicio. Dopotutto se per l’egiziano Zaki si è mobilitata mezza Italia per il nostro connazionale la richiesta arriva trasversale da tutto il Paese. Nel caso dello studente di Bologna la Meloni si è dimostrata di parola ottenendo un successo strepitoso. Ora la stessa disponibilità dimostrata da Al Sisi si spera possa esserci anche da parte di Biden e di Ron DeSantis, governatore repubblicano della Florida candidato alle presidenziali (in concorrenza con Trump). Pure in questo caso la via maestra sembra quella di una grazia. Il governo italiano sta molto supportando in Europa e in Ucraina le posizioni dell’amministrazione democratica, questo è un elemento da non trascurare in sede di trattativa. Se questa volta Meloni, che da anni segue personalmente la vicenda, non riuscisse a fare il miracolo c’è il rischio concreto che le porte della prigione per Chico non si riapriranno più.

 

Dai blog