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Patrick Zaki, Sallusti: un uomo debole. E ora si dia una calmata

Alessandro Sallusti
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Caro compagno Zaki, felice del fatto che lei non è più in carcere in Egitto la invito a darsi una calmata perché noi italiani non siamo un popolo di tonti tenuti a prostrarsi ai suoi piedi. Ottenuta la grazia lei ha improvvisamente smesso di piagnucolare e chiedere aiuto al nostro governo e ha assunto la postura dell’eroe senza macchia che non vuole sporcarsi le mani con i suoi liberatori che nell’ordine sono: il nostro primo ministro Giorgia Meloni, il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani e il capo dei nostri servizi segreti, gente che magari a lei non starà particolarmente simpatica ma alla quale deve molto più di quanto lei vuole lasciare intendere.

Adesso che l’ha sfangata, lei dà invece l’impressione di guardare questi signori dall’alto al basso, consigliato e spronato dalla sinistra internazionale rifiuta di incontrarli perché lei è un “uomo libero”. Libero sì, di fare lo sbruffone del giorno dopo, quello che “gabbata la festa gabbato lo santo”. Un signore che a lei Zaky dirà poco o nulla ma che è un punto fermo della nostra cultura, tale Goethe, disse: “Non ho mai visto uomini eccellenti essere ingrati, l’ingratitudine è dei deboli”. Ecco, lei rifiutando di dimostrare ufficialmente gratitudine ai suoi benefattori prova di non essere l’eroe che crede (e le fanno credere) ma semplicemente un uomo debole, almeno così funziona qui in Occidente dove lei immagino stia pensando di mettere le tende in attesa di essere candidato dalla sinistra alle prime elezioni utili ammesso che prima impari almeno a parlare correttamente la nostra lingua.

 

Mi permetto di darle un consiglio non richiesto: eviti di ripetere la parabola dell’onorevole Soumahoro, altro eroe della sinistra che convinto di poter spiegare a noi italiani che cosa è la democrazia, la libertà e i diritti umani è finito sì in parlamento ma anche nella melma della sua irriconoscenza e della sua furbizia. Se davvero lei ha intenzione di trasferirsi definitivamente qui in Italia noi ne saremo felici, ma ci entri con il piede giusto e faccia un salto dalle parti di Palazzo Chigi a ringraziare personalmente chi ha lavorato non poco per farla uscire di galera. 

 

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