Caltanissetta, in manette i golpisti: un "piano fascista" per colpire i magistrati
La Procura di Caltanissetta, diretta da Salvatore De Luca, ha sventato ieri un pericoloso piano ‘fascista’ per colpire i magistrati sgraditi.
Agli arresti sono finiti il novantaduenne avvocato Stefano Menicacci, ex deputato del Movimento sociale italiano e difensore storico del terrorista nero Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia nazionale, ed il collega settantenne Domenico Romeo, noto alle cronache per essere stato a capo agli inizi degli anni Novanta di alcuni raggruppamenti indipendentisti siciliani.
I due avvocati, ancora particolarmente tonici e reattivi, sono accusati di false informazioni a pubblico ministero aggravate dall’aver mentito nel procedimento che vede il coinvolgimento di Delle Chiaie nelle stragi di Capaci e via D’Amelio. L’inchiesta nissena è nata in modo del tutto casuale, intercettando il telefono di Adriano Tilgher, anch’egli ex esponente di Avanguardia nazionale e condannato nel 1981 per riorganizzazione del partito fascista.
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INTERCETTAZIONI
Ascoltando alcune conversazioni tra Menicacci, Romeo, la moglie Delle Chiaie, e Tilgher, l’ultra novantenne avvocato avrebbe invitato i suoi interlocutori a negare che Delle Chiaie si fosse trovato in Sicilia nel periodo vicino alle stragi del '92. «A Romeo», afferma il procuratore De Luca, «è stato dettato un autentico decalogo a cui doveva attenersi nel corso delle sommarie informazioni rese alla Procura di Caltanissetta». Tilgher, invece, parlando con l’avvocato barese Saverio Ingraffia e con Francesco Scala, un professore di musica, avrebbe annunciato la costituzione di un sedicente “osservatorio” sull’attività della magistratura.
«Progetto perfettamente lecito, per certi versi che potrebbe essere anche meritevole perché il cittadino deve essere informato, di tutte le attività della magistratura», ha ricordato De Luca, sottolineando però che «nel corso delle intercettazioni era emerso che alcuni esponenti dell’osservatorio dovessero rimanere segreti e quindi una violazione della legge Anselmi». Il vero scopo dell’iniziativa, comunque, sarebbe stato quello di «imbastire campagne critiche per mettere in ridicolo i magistrati sgraditi». Avrebbe dovuto far parte dell'osservatorio anche Giuseppe De Benedictis, condannato per corruzione in atti giudiziari e perché trovato con un arsenale clandestino. La sua partecipazione sarebbe dovuta rimanere segreta.
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Il procuratore di Caltanissetta ha anche precisato che «il progetto non è direttamente collegato alle stragi del ’92. Si tratta di un fatto nuovo, di un progetto che possiamo definire fascista perché sono gli stessi interlocutori che si definiscono fascisti e parlano di rivoluzione permanente fascista in relazione alla quale gli indagati individuano il principale nemico nella magistratura». «Ma non si parla di strategie di violenza», ha rimarcato De Luca. Nonostante l’età non proprio verde dei protagonisti, la misura cautelare degli arresti è stata ritenuta «indispensabile» dal procuratore di Caltanissetta. Nelle intercettazioni era anche emersa l’ira nei confronti del presidente della Corte d'Assise di Bologna, Francesco Maria Caruso, ora in pensione, che aveva condannato all’ergastolo Paolo Bellini, anche lui terrorista nero, per la strage della stazione ferroviaria del capoluogo emiliano avvenuta nel 1980.
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CONSENSO OCCULTO
In una telefonata, Ingraffia, avrebbe poi affermato «di avere ottenuto, per interposta persona, il consenso del presidente del Consiglio» per l’osservatorio, mentre Scala «di avere ottenuto il consenso del ministro della Giustizia». Tilgher, invece, era pronto a «fare ponte con Nordio perché si sente con le mani legate, perché quella riforma che hanno fatto adesso è un aborto e l’attacco alla Cartabia che fanno strettamente marginale, mentre la Cartabia ha distrutto il sistema di difesa italiano, questo poi, se vuoi ne parliamo con calma se c’è vero queste notizie mi arrivano di Nordio in trappola». Forse, più che il pericolo fascista, ci sarebbe bisogno dell’ambulanza.
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