Emilia Romagna, negati 36 euro a una disabile: vergogna dalla Regione rossa
L’Emilia Romagna vuole svariati miliardi di euro dallo Stato per il post alluvione e senza troppo sottilizzare sul dettaglio della spesa. Ma se una disabile chiede 36 euro alla Regione per riparare una carrozzina rotta, non c’è risposta. Solo odiosa burocrazia. Spocchia persino nei confronti del difensore civico regionale. È davvero una brutta storia quella successa ad una signora con problemi di disabilità. Quel viaggio fuori Italia era meglio non farlo se poi il volto delle istituzioni (italiane) si è palesato con la faccia del signornò dietro lo sportello di un ufficio alla Ausl di Bologna. Quella carrozzina – donata dalla struttura sanitaria di Casalecchio di Reno - non si doveva scassare, perché poi scopri la violenza di quella burocrazia che di solito si maledice nei comizi, ma poi quando ti capita ti lascia senza parole e senza diritti.
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Eppure erano 36 euro, una miseria. La donna in questione era riuscita ad andare in vacanza, a Tenerife, ma si è trovata la sfortuna addosso pure lì. Non si è persa d’animo e di fronte alla rottura di un pezzo della carrozzella che le restituisce il diritto al movimento – che ne sanno nelle stanze di una regione sorda... – se l’è fatta aggiustare. Mano nel borsellino, ed ecco i quattrini in Spagna. Poi, la vacanza finisce, rientra in Italia – la famosa Patria non sempre cara – e, come recita la prassi, come dicono le norme, come vuole un minimo di civiltà, quella ricevuta la presenta alla Ausl di Bologna. E lì conosce il mostro. «Signora mia, non c’è il preventivo». E quindi? «E quindi niente preventivo, niente rimborso». Di 36 euro.
Cioè, la signora, dopo aver maledetto la sfiga per il guaio alla carrozzella e aver dovuto acquistare all’estero il pezzo di ricambio, non si è preoccupata – per la regione Emilia Romagna – di fermarsi un attimo a chiedere il preventivo, andare alla posta e spedire il tutto alla Asl e attendere pazientemente il sì della sanità guidata da Stefano Bonaccini.
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MURO DI GOMMA
Abbastanza indignata, la donna si rivolge al difensore civico della regione, “magari si saranno sbagliati”. Il lettore comune non si arrabbi troppo: ma a Bologna nessuno ha risposto nemmeno al difensore civico – non chiedetevi allora che ci sta a fare, sennò pensate subito alle tasse che pagate – il quale è costretto a comunicare alla signora di dover “archiviare il procedimento” per assenza di notizie dalla sanità. Tutta questa storia viene a conoscenza di Michele Facci, tosto consigliere della Lega alla regione. Il quale, prima in punta di piedi, cerca di capire che cosa possa essere successo. Ma pensano di poter trattare anche lui come un difensore civico qualunque, sbagliando però. Perché Facci prende carta e penna e deposita un’interrogazione pepata alla giunta Bonaccini, se non altro per sapere se fanno sempre così con chi non ha scelto di essere disabile.
Siete sicuri, è la prima domanda sostanziale, che sia proprio la Regione Emilia-Romagna «la terra dei diritti e del miglior welfare?». Eppure, sul sito dell’istituzione fa bella mostra di sé un proclama di quelli profumati: «La Regione promuove un’attenzione complessiva all’intero progetto di vita della persona con disabilità, propone una visione unitaria dei suoi bisogni e ne promuove la piena partecipazione nei principali ambiti della vita sociale (famiglia, scuola, lavoro e società)». Abbiamo chiesto a Facci di informarci sulla risposta che dovrà dargli la regione. Basterebbe anche ad una sola delle sue domande: «Se non ritenga quindi che la decisione della Ausl di Bologna di negare il rimborso della spesa sostenuta dalla persona affetta da disabilità - spesa tra l’altro di importo assolutamente contenuto- sia vessatoria ed iniqua per l’interessata, stante le ragioni di urgenza sottostanti alla riparazione del mezzo richiesta all’estero». Vessatoria è la parola più azzeccata, perché quanto accaduto è roba da vergognarsi.