Cerca
Cerca
+

Maturità troppo "etero", la sinistra impazzisce

Notte prima degli esami (di maturità)

Repubblica accusa di sovranismo, sessismo e passatismo i testi della prova d'italiano. Ma vengono dalla sue stesse firme...

Francesco Specchia
  • a
  • a
  • a

«...E i gay, scusa, ci sono i gay?». «No, i gay non ci sono». «Come non ci sono? Lo sapevo, ‘sti fasci. E i migranti? Ci sono i migranti? Chessò, uno scritto della Boldrini, le memorie di Carola Rakete: potevano essere uno spunto...», «No, i migranti non ci sono». «Lo sapevo, fasci e sovranisti. E le donne ci sono le donne?», «Be’ c’è la Fallaci». «Ma la Fallaci è fascista, non conta. Io intendo la Murgia, la Maraini al limite Greta Thunberg». «No, Elena, non ci sono quelle donne, né la biodiversità, né l’utero in affitto...». «Ecco vedi: per loro la maggioranza degli italiani è eterosessuale, maschia, bianca». Che poi è vero, ma spero non sia un problema.

Ecco. Ci immaginiamo il suddetto dialogo in una mattina innaturalmente afosa, alla riunione di redazione di Repubblica. Pensieri stropicciati, idee che girano a vuoto, redattori sovreccitati a compulsare le agenzie sulle tracce d’italiano della maturità. Il direttore Maurizio Molinari intorpidito nell’angolo. Passa di lì per caso la collega Elena Stancanelli che pare una di quelle maestrine uscite dai romanzi di Starnone. Elena fornisce l’idea antimeloniana del giorno per il titolo del suo editoriale: “Eterosessuali, maschi, nostalgici: ecco gli italiani secondo le tracce (inattuali) del tema alla Maturità. Che ne dite?”. Applausi frastornanti dei suoi. «Mettici anche sovranisti», fa un collega. «Aggiungi pure “un po’ luddisti!”», fa un altro. Il titolo dell’articolo passa all’unanimità, in un tripudio d’entusiasmi: strette di mano, pacche sulle spalle, manifesti di Elly Schlien srotolati sugli schermi dei pc, trombette perepepè; «Daje, ‘amo svortato la giornata!». Il direttore Molinari non esce dal torpore, ma subisce volentieri la chiave critica della maturità al tempo della destra. Ora, è affascinante osservare l’avvitamento semantico con cui il principale quotidiano della sinistra accoglie le tracce (una volta si diceva “i temi”) della prima prova scritta.

L’ITALIA SBAGLIATA Tracce che, poi sarebbero: Alberto Moravia con un brano tratto da Gli Indifferenti e Salvatore Quasimodo con Alla nuova luna dalla raccolta La Terra impareggiabile; e il brano Elogio dell'attesa nell'era di WhatsApp, da un testo Marco Belpoliti; e L’idea di nazione con Federico Chabod. Infine, un testo di Piero Angela e uno della Fallaci, appunto, oltre al richiamo a una lettera aperta inviata nel 2021 dal mondo accademico all’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che invita a reintrodurre le prove scritte alla Maturità (che forse si poteva evitare). Cose così, nulla di particolarmente nazifascista, insomma. Eppure la collega Stancanelli insiste: è «un’ Italia che, grazie al cielo, non esiste. Ma che, nelle tracce proposte, viene immaginata come pietra miliare, punto di partenza ideale al quale dovremmo tornare per costruire un altro futuro. Un futuro dove le donne non contano niente e la diversità non è contemplata, dove non esiste una questione ambientale e tanto meno un gigantesco movimento migratorio da una parte all’altra del mondo». Ohibò. Mi chiedo: ma, l’anno scorso Draghi e la sinistra al governo che tracce rivoluzionarie, gender e ecosostenibili c’erano? Spulcio in archivio. Tracce d’italiano 2022: Pascoli, Verga, Oliver Sachs, il Nobel per la fisica Parisi e -anche qui- una sola donna, Liliana Segre. L’anno scorso la Segre, quest’anno la Fallaci. Sciamane formidabili, di un femminismo siderale pur non essendo affatto femministe. Quindi, non è un problema di quote rosa. Continua Repubblica: «Le tracce della maturità di quest’anno sembrano indicare una direzione: si va verso il futuro sognando il passato. Eludendo tutte le parole e i concetti della contemporaneità, colpevoli di eccessiva correttezza o peggio ancora di indicare nefandezze, intorcinamenti culturali che complicano la sessualità, parole che assegnano definizioni femminili a ruoli sempre indicati al maschile». Mi perplimo ancora. Scorro l’elenco dei presunti temi “sovranisti” che fanno saltare «l’idea binaria del mondo». La scelta di Quasimodo e Moravia è tutt’altro che passatista. La poesia del primo s’ispira alla corsa allo spazio in occasione del lancio del primo Sputnik da parte dell’Urss nel’57, e molti critici l’interpretano come (l’unica) ode al progresso scientifico di Quasimodo. E per quanto riguarda il secondo – autore cult della sinistra -, be’, l’italianista Marco Bazzocchi (proprio sulla Repubblica di Stancanelli, almeno prima parlatevi) inquadra Gli indifferenti come «un romanzo contro la famiglia, sorprende da un governo così conservatore», con tutte quelle trasgressioni che ridicolizzano il vuoto morale dell’Italia fascista. Quindi il problema non è neppure la sacralizzazione della famiglia tradizionale, dato che in quelle pagine, la morale è un apostrofo rosa tra un adulterio e l’altro.

Poi c’è l’esaltazione dell’idea di nazione, che il quotidiano ritiene così demodè in un pianeta globalizzato, e attraversato da flussi migratori. Ma qui l’autore, Chabod, chiama in causa il progressismo illuminato delle libertà civili di Cavour e il «regime di autogoverno, l’esercizio dei diritti umani e l’europeismo» di Giuseppe Mazzini: cioè gli stessi ideali progressisti su cui –per dire- è stato fondato Repubblica. Dove, tra l’altro, è stato pubblicato l’articolo Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp, a firma di Belpoliti. Quindi il problema non sono i diritti umani.

PASSATO INGLORIOSO Poi c’è il Piero Angela citato per i temi climatici, energetici, d’intelligenza artificiale. Quindi il problema non è neanche la vocazione ad un «passato inglorioso». Infine, eccoci alla lettera aperta inviata da un pugno di intellettuali all’ex ministro Bianchi, ritenuta una missiva di nostalgici della scrittura, «vecchi maschi ossessionati da una modernità che non riescono a decifrare», così li descrive Repubblica. Peccato che in quel drappello di inopinati intellettuali spiccassero Cottarelli, Barbero e Zagrebelsky, eminenti firme, e proprio del Gruppo Gedi, di Repubblica. Quindi il problema di questa maturità non sono neanche i beceri intellettuali di destra, anche perché tutti quelli citati sono di sinistra. E allora, cara Elena, qual è il problema? Il problema sono le idee. Se non le fai girare, rischi d’ingolfarti in una temperie di minchiate che confonde il mondo desiderato con quello reale. L’ideale - lo so - sarebbe una Meloni nera, omosessuale, migrante su un gommone ecologico, che legge un romanzo della Murgia a babordo... 

Dai blog