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TheBorderline, "quanto carcere si faranno": le indiscrezioni

Simona Pletto
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Poteva Matteo Di Pietro, il conducente ventenne che al volante del Suv Lamborghini ha centrato e ucciso a Casal Palocco (Roma) Manuel Proietti, un bimbo di 5 anni, per una sfida discutibile su YouTube (restare 50 ore al volante), mettersi alla guida di una supercar di quella potenza? La risposta è sì, secondo il codice della strada, perché per guidare quel bolide oggi basta aver conseguito la patente da almeno un anno. Prima dei 12 mesi è vietata la guida con mezzi superiori a 55 kilowatt (75 cavalli) per tonnellata. Dunque, nulla potrebbe essere contestato sotto questo punto di vista: né al giovane che era al volante né alla concessionaria che ha noleggiato l’auto.

CODICE DELLA STRADA - «La legge in questo caso parla chiaro», spiega Giordano Biserni, presidente dell’Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale (Asaps), agguerrito sostenitore della legge sull’omicidio stradale. «Chi afferma il contrario e dice che servono tre anni di guida racconta una sciocchezza. Tempo fa era così. Poi, dopo le proteste di alcuni genitori che si sono visti costretti a comprare una seconda auto più piccola ai figli, il periodo è stato ristretto a un anno».

La Lamborghini Urus di cavalli ne ha parecchi: 666 per la precisione, ovvero 490 kw. È a tutti gli effetti una supercar e come tale andrebbe maneggiata da mani esperte. Però ciò non toglie che, secondo le leggi oggi in vigore, per guidare un’auto simile – come detto - basta avere la patente da più di 12 mesi. L’unica prescrizione che bisogna osservare, una volta che sia trascorso questo tempo, è rispettare per altri due anni i limiti di velocità di 100 Km/h per le autostrade e di 90 Km/h per le strade extraurbane principali. E, ovviamente, sempre per altri due anni, non bisogna bere o far uso di droghe quando si è al volante. «Il ventenne accusato di omicidio stradale e lesioni è risultato positivo ai cannabinoidi», aggiunge Biserni. «Quindi proprio in regola, davanti a un giudice, non sarà.

 

 

PROCESSO - Però attenzione: in un eventuale processo vengono valutate tante cose: per esempio occorre capire l’esatta quantità di droga e da quanto tempo l’aveva assunta, elementi che in sede penale fanno la differenza. Le pene possono andare da 8 a 12 anni se viene considerata anche l’alta velocità. In caso contrario, sempre con calcoli presuntivi, si va da 5 a 8 anni». Gli inquirenti hanno già stabilito con certezza che la Lamborghini che si è scontrata con la Smart su cui viaggiava la madre e la sorellina di Manuel, andava ai 110 Km/h. «Certo, anche di questo, come ho detto, si terrà conto in un eventuale concorso di colpa. Tenga presente che, in rito abbreviato, la pena viene scontata. Quindi è facile prevedere che la condanna sarà di pochi anni. Le assicurazioni in casi come questi tendono a risarcire subito».

INDAGINI - Intanto ora gli inquirenti stanno valutando le immagini di una nuova telecamera, che sembra aver ripreso tutto l’incidente. Sembra che la madre del piccolo Manuel non abbia rispettato la precedenza... «Anche in questo caso, però, bisogna vedere come va a finire. È recente la sentenza di Cassazione che ha assolto una donna che era al volante e non aveva dato la precedenza a una moto. Nello schianto era deceduta una giovane coppia. Eppure la conducente è stata assolta. Sa perché? Perché la moto andava forte».

WEB SPENTO - Intanto ieri i quattro ragazzi youtuber che erano in auto con Di Pietro, ad oggi unico indagato per la morte di Manuel, hanno spento i riflettori della società web “Borderline” e hanno lasciato Roma. Vista l’inchiesta aperta e il loro ruolo ancora al vaglio della Procura di Roma, possono farlo, certo, ma dovranno comunque essere sempre reperibili.

 

 

 

DOLORE - Tornando agli scenari più lontani nel tempo, l’attenzione si concentra sulla famiglia Proietti. Non ci sono cifre che possano compensare il dolore del vuoto che lascia un figlioletto di soli 5 anni.

Eppure verrà anche il tempo del calcolo del risarcimento parentale (comprende quello biologico, morale, esistenziale), che viene individuato usando “macabre” ma precise tabelle che si guardano in caso di morte e che sono dettate e aggiornate dai tribunali di Roma o Milano. «Ovviamente bisognerebbe vedere nel caso di specie se sussistono eventuali specificità», premette l’avvocato del Foro di Milano Andrea Marzorati, esperto in risarcimenti. «Tuttavia i calcoli per avere una indicazione di massima si possono già fare e sono pari a 882.612 euro».

La cifra viene estratta da una serie di parametri che vengono calcolati in base all’età dei genitori, a quella del defunto, al tipo di parentela (alla madre 370,150; al padre 363,420 e alla sorellina 149,042, secondo le tabelle di Milano) e anche secondo la tipologia della morte.

«Se il bimbo soffre prima di morire, per esempio, e ha una lucida agonia, il risarcimento è maggiore», continua Marzorati. «Un altro parametro di valutazione è il mestiere dei genitori, che incide per lo più se si ha invalidità permanente. Ma non è il caso di Manuel questo». E infine: «La cifra totale, va detto, non tiene conto dei nonni o di altri importanti affetti. Se il piccolo li ha ancora in vita, anche a loro può andare il risarcimento perla mancanza che lascia con la sua morte». 

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