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Russia, hacker filo-Putin attaccano il porto di Trieste: cosa è successo

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Nel mirino degli hacker filorussi è finito anche il Porto di Trieste. I pirati informatici hanno infatti tenuto sotto tiro il Sistema portuale del Mare Adriatico (settentrionale, centrale e meridionale), i cui siti web a partire dalla prima mattinata di ieri hanno lamentato problemi di accessibilità. A rivendicare l'attacco informatico è stato il collettivo filorusso NoName057 che già a maggio aveva violato i sistemi di sicurezza dei siti del Viminale e quello del Consiglio Superiore della Magistratura. Gli attacchi di un mese fa erano in concomitanza con la visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky giunto a Roma per chiedere altre armi. Quello di ieri aveva lo stesso motivo. 

 

Attraverso Telegram, gli hacker hanno spiegato che "l'Italia sta preparando il settimo pacchetto di aiuti militari ai nazisti ucraini, come annunciato dal ministro della Difesa". E ancora: "il 'governo della pasta' progetta anche di partecipare a una iniziativa per addestrare i soldati ucraini. Ecco come possono finire queste storie per loro". Il risultato dell'attacco hacker è stato che il sito internet del Porto di Trieste è rimasto irraggiungibile per alcune ore. Non ci sono state ripercussioni - è stato sottolineato dal porto giuliano - per la rete informatica interna del porto triestino, che può contare su un sistema protettivo anti-pirateria molto efficace. Gli esperti della Polizia postale e delle comunicazioni hanno peraltro subito supportato i responsabili dei siti per ridurre gli effetti dell’offensiva informatica degli hacker. L’attacco, come nella maggioranza dei casi precedenti, è stato mirato a "congestionare" gli accessi fino a oscurare il sito. 

 

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