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Sicurezza, ecco il super algoritmo per stanare i criminali nelle nostre città

Claudia Osmetti
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«Signor Marks, in nome della sezione Precrimine di Washington, la dichiaro in arresto per il futuro omicidio che avrebbe dovuto avere luogo oggi». Ecco, non è esattamente questo (e, nello specifico, “questo” è un passaggio del film Minority Report con Tom Cruise), ma ci va vicino. Giove: l’algoritmo, il software, il nuovo sistema di polizia predittiva a cui sta lavorando il ministero dell’Interno (o meglio, il dipartimento di Pubblica sicurezza) per «prevenire e reprimere» i reati. A metà strada tra un racconto di Philip Dick e la realtà virtuale che sta diventando sempre di più realtà di tutti i giorni.

Un computer, un “cervellone” in grado di processare migliaia di informazioni al secondo, le banche dati delle forze dell’ordine, tutte le questure sempre connesse e quell’obiettivo di cogliere i malviventi sul fatto. Anzi: prima. Prima che possano rubare o rapinare o violentare o truffare o raggirare la loro vittima di turno.

 

 

Di Giove, al momento, si sa pochino. Si sa, però, che non è una palla di cristallo come quella di Cruise, che non darà l’indicazione esatta sull’ora e la modalità e il responsabile del (futuro) delitto. Si sa che ha dei precedenti, dei progetti “pilota” (ma ci arriviamo). E si sa che funzionerà in base a un concetto abbastanza semplice che gli inglesi chiamano “crime linking”, che in italiano si traduce pressapoco con “collegamento tra i crimini” e che non è una semplice mappatura di quel che accade o è accaduto o accadrà nelle nostre città. Anche perché, in questo senso, bastano le statistiche: non ci serve un super-pc per sapere che in certe periferie il tasso di criminalità è più alto che in centro e che gli stupri avvengono, con più facilità, nelle ore serali.

Ma allora cos’è, questo Giove di cui si comincia a parlare e che, a tutti gli effetti, non è manco una novità perché si è iniziato a svilupparlo nel 2020, cioè tre anni fa e tre anni, nell’epoca della tecnologia, sono un’era geologica?

COME FUNZIONA - Giove è un sistema di elaborazione e di analisi. Cioè è una sorta di supporto tecnico per le questure capace di analizzare le denunce già raccolte, di scandagliare valanghe di dati che un singolo agente (ma pure una squadra, e una squadra preparata) non riuscirebbe a vagliare nell’arco di una vita, su dove sono stati compiuti i reati, a che ora si sono verificati e secondo quali modalità, se la mano è la stessa, se ce n’è più d’una. E, soprattutto, Giove riesce a mettere questa marea di informazioni in relazione: poi, sulla base della “mappa concettuale” del crimine ricerca i comportamenti ripetuti. Accorciando i tempi delle indagini.

 

 

Non ci dirà, come in Minority Report: «Attenzione, Tizio sta per commettere una rapina». Ma si porrà in questomodo: «Attenzione, in base alle informazioni che ho immagazzinato sul modus operandi di una banda di rapinatori che agisce da qualche mese nel quartiere, è probabile che in quella strada avverrà una rapina». Mica è poco. Serve, anzitutto, per dislocare le forze dell’ordine sul territorio in maniera mirata. E serve come deterrente. Il suo predecessore (ci siamo arrivati) si chiama KeyCrime, ed è un programma creato nel 2008 dalla questura di Milano proprio per contrastare le rapine nei negozi e nelle farmacie. Giove punta più in alto: punta ad ampliare il proprio campo d’azione (con focus sui furti nelle abitazioni o sulle molestie sessuali).

I RISCHI - Messa così sembra una rivoluzione della divisa, ma ci sono aspetti da chiarire. Come quello della privacy, croce e delizia dei tempi digitali. È probabile che Giove non “entri in servizio” prima di un anno proprio perché ha bisogno di ottenere il via libera del Garante: operazione non così scontata visto che alcuni scorsi “esperimenti” di giustizia predittiva, come quelli legati alle telecamere col riconoscimento facciale, sono già stati cassati e tanti saluti. Martedì il senatore dem Filippo Sensi ha depositato un’interrogazione parlamentare al ministro Matteo Piantedosi (Interno) per avere specifiche più dettagliate circa «quali interventi intenda mettere in atto, se esistono altri software già in uso e quali aziende siano state coinvolte nelle definizione di questa tecnologia». Domande legittime, anche perché con la sicurezza non si scherza. Al di là dell’annuncio, Giove ha una strada in salita davanti a sé.

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