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Emanuela Orlandi, "3 giorni dopo la sparizione...": la pista mai seguita, cambia tutto?

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"Domenica 25 giugno 2023 a largo Giovanni XXIII a Roma dalle ore 10 poi poco prima delle 12 ci recheremo tutti insieme a Piazza San Pietro. Non credo si potranno portare striscioni in Piazza San Pietro, per questo vi chiedo di portare tutti una stampa di una immagine di Emanuela (un normale stampa su foglio A4). Grazie", scrive nella notte Pietro Orlandi in un post sulla sua pagina Facebook. Il 22 giugno, infatti, ricorreranno i quaranta anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi. E il fratello Pietro chiede verità.  Sul suo caso infatti si sono fatte molte ipotesi ma non sono state prese in considerazione le piste investigative più semplici e meno complottiste.

 

 

 

Per esempio, come ricorda Leggo, non è mai stata valutata la posizione di Giulio Gangi, l’ex agente del Sisde, morto in circostanze poco chiare nel 2022, il quale, tre giorni dopo la sparizione di Emanuela, andò dalla famiglia Orlandi per offrirsi di svolgere le indagini. L'ex agente dei servizi, peraltro, aveva la stessa fissazione per i prodotti "Avon" del misterioso uomo che propose a Emanuela una collaborazione come venditrice proprio di quel marchio e che non fu mai indagato ma partecipò invece attivamente alle ricerche, fornendo anche indizi che si rivelarono fuorvianti.

 

 

Intanto la Commissione d'inchiesta parlamentare si è arenata dopo la presentazione di due emendamenti da parte del senatore di Fratelli d’Italia, Marco Lisei. Dopo l’apertura del fascicolo alla procura di Roma e la richiesta della maggioranza di audire il procuratore vaticano Alessandro Diddi, il procuratore di Roma Francesco Lo Voi e l’avvocata della famiglia Orlandi Laura Sgrò la situazione non sembra essersi sbloccata. Per il procuratore Vaticano infatti "la commissione sarebbe dannosa per le indagini" perché sarebbe "un’intromissione perniciosa per la genuinità delle indagini che stiamo conducendo". Parole che hanno fatto infuriare Pietro Orlandi e la sua legale Laura Sgrò. La commissione rappresenta infatti "l’ultima possibilità per Maria Pezzano Orlandi di scoprire cosa è successo a sua figlia Emanuela". Quando la figlia scomparve la donna "aveva cinquantatré anni. Adesso ne ha novantatré e tutte le volte che suo figlio Pietro va a trovarla gli chiede: 'L'hai trovata Emanuela?'. 'No', risponde addolorato Pietro, alla madre che sfiorisce, in modo irreversibile, oramai troppo velocemente. Il tempo che passa è nemico della verità".

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