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La verità sul 25 aprile: un po' di sinistra in piazza, gli italiani in vacanza

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 Alessandro Sallusti

Alessandro Sallusti
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Un italiano su quattro sta facendo, chi in un modo chi in un altro, il ponte vacanziero come autopremio dopo mesi di lavoro e la politica che fa? Gli tritura i santissimi con il 25 aprile e la menata del fascismo e dell’antifascismo. Lo voglio dire senza giri di parole ai politici di sinistra e di destra: questa diatriba non appassiona nessuno. Di più, non gliene frega nulla a nessuno se non a una ristrettissima cerchia di nostalgici dell’una e dell’altra sponda e a una manciata di intellettuali e giornalisti che non facendo lavori seri e impegnativi- entrambe le professioni non sono esattamente un lavoro - non sanno come passare il tempo né come giustificare in qualche modo i lauti stipendi.

 

 

 

Lo vogliamo dire che per milioni e milioni di italiani il 25 aprile è esclusivamente un giorno di festa, come lo è il Natale, il Primo maggio e Ferragosto, e che la maggior parte di loro non sa neppure di che si tratta? Parliamo di cose del secolo scorso che hanno riguardato i nostri nonni e bisnonni. La storia mi sembra sviscerata a sufficienza: metà Italia stava da una parte, metà dall’altra, è andata come è andata e per fortuna nostra è andata in un certo modo. Attenzione: certamente il 25 aprile è una data entrata nella storia di questo Paese, ma parliamo del secolo scorso. Come tutte le date solenni va celebrata con una messa cantata ma per questo bastano i gesti formali del Presidente della Repubblica e del Primo ministro a nome di tutti gli italiani, è sufficiente leggere un buon libro di storia senza bisogno di scannarsi tra pronipoti che è un po’ come se quando ero ragazzo io - i termini temporali sono gli stessi - ci si fosse azzannati tra laici e cattolici sulla breccia di Porta Pia.

 

 

 

In questi giorni e in queste ore le persone che ho incontrato mi hanno interpellato e chiesto previsioni sulla riforma fiscale, sulla stretta all’immigrazione e sulla guerra in Ucraina ma non uno che avesse sentito il bisogno di dialogare sul 25 aprile. Poi per carità, gli ultrà non mancano in nessun campo, su quelli di calcio sono quarantamila a fronte di cinquanta milioni di tifosi: fanno un casino infernale ma non rappresentano nessuno proprio come quelli che in questi giorni si menano su una storia che fu tragica per chiunque l’ha vissuta e che meriterebbe ben altro rispetto, il rispetto della memoria ma soprattutto del silenzio.

 

 

 

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