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Vittorio Feltri, perché le culle vuote sono una benedizione

Vittorio Feltri
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Da mesi ormai sui giornali compaiono articoli allarmistici riguardanti il vistoso calo delle nascite in Italia. Nei quali si arriva a dire che fra mezzo secolo, se l’andazzo non cambia, la penisola sarà abitata soltanto da vecchi bacucchi come me. In sé la cosa non è importante visto che non sarò più al mondo fra cinquanta anni, me ne andrò al cimitero molto tempo prima. Però come ogni previsione negativa, pure la denatalità vissuta quale annunciatrice di catastrofi suscita la mia curiosità.

Mi affretto a dichiarare che secondo me il calo della popolazione non è, almeno per il momento, una sciagura. Anzi, può avere risvolti benefici sul benessere della Nazione, alle prese, stando ai commentatori pessimisti, con una preoccupante disoccupazione, associata alla miseria, senza contare la follia della straripante immigrazione. Ovviamente meno gente circola nel nostro Paese, più facile sarà per i superstiti trovare lavoro e casa, dato che, calando la richiesta di abitazioni, gli immobili sia in vendita sia in affitto costeranno poco.

Si dice giustamente che le culle vuote provocheranno tra poco un invecchiamento dei connazionali. Ma siamo sicuri che sia un guaio? Posto che di norma gli anziani sgobbano più e meglio dei giovani, sarà sufficiente mandare le gente in pensione a 70 anni anziché a 64 o 66 per colmare il disavanzo probabile della previdenza sociale. Infatti negli stabilimenti serve personale che sappia manovrare le tecnologie, più che dei muscoli le aziende necessitano di cervelli. In sostanza, il futuro con un basso numero di bebè non è tetro come i menagramo suppongono. Aggiungo che se attualmente i bambini sono pochi, la causa è dovuta a problemi da sempre trascurati.

Gli sposi sono obbligati per ragioni di bilancio a occupare alloggi molto piccoli, i bilocali sono i più ambìti in quanto la pigione è accessibile a chi abbia un reddito modesto. Ovvio però che in un quartierino ridotto all’osso si può al massimo ospitare una creatura. Se ne hai due, dove metti a dormire la seconda? Attualmente quasi tutte le donne maritate hanno un impiego, per cui non sono in grado di accudire la prole secondo metodi tradizionali. Vengono costrette a portare il figlio ogni mattina all’asilo nido, la retta del quale tuttavia è molto alta, ammesso di riuscire a trovare un posticino in dette strutture infantili. E allora come si può pretendere che le famiglie odierne mettano al mondo tre o quattro eredi come accadeva ai tempi che furono?

Una ulteriore osservazione. Se una signora la mattina si alza presto per recarsi poniamo in ufficio, e la sera rientra nel suo domicilio alle ore 18, non è attrezzata per servire più di un fanciullo poiché affaticata. Perfino un cretino deve rendersi conto che se le culle sono vuote ciò dipende dalla organizzazione sociale e non dall’indole egoista delle persone.

Infine, è doveroso segnalare che in questa fase storica i ragazzini e i giovinetti ne combinano di tutti i colori, si drogano e si sbronzano più dei carrettieri della mia epoca, poi organizzano una movida ogni sera, si dividono in gruppi che confliggono scambiandosi violenze o prendono d’assalto le discoteche che anni fa nemmeno, e per fortuna, esistevano. Ovvio che nessuna coppia decente aspiri ad allevare dei deficienti che si azzuffano e spesso si accoltellano. Per non parlare degli studenti che recentemente hanno preso a imitare i loro antenati del 1968 che misero la Patria a soqquadro, accoppando magistrati e giornalisti. Affidarsi alla gioventù per migliorare la situazione nazionale è velleitario. Vale il motto: meno siamo e meglio stiamo. Le culle vuote sono una benedizione.

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