Travaglio, che imbarazzo: il Vinitaly? Secondo "Il Fatto" è a Perugia...
Confessiamo che ieri, alla vista della pregevole pagina 5 apparecchiata dai colleghi, ci si sono spalancate interpretazioni inedite della dicitura Fatto Quotidiano. Finora era infatti assodata la vocazione monacale del procuratore capo, pardon, del direttore Marco Travaglio, astemio e al massimo “Coca-cola dipendente”, come confidò durante una puntata di Belve a Francesca Fagnani. Quel che adesso possiamo affermare con altrettanta certezza, è che non tutti i suoi redattori praticano lo stesso culto della sobrietà. Sicuramente, non lo fa l’autore della rubrica Lo Sberleffo, che nella sua foga antigovernativa ha perso qualche riferimento spaziale, ha sovrapposto luoghi ed eventi in un canovaccio che non pareva figlio esclusivo della Coca Cola. Del resto, l’argomento di partenza era il Vinitaly.
ENOLOGO
Il rubrichista enologo ha trovato fosse una grande occasione di satira l’incontro al salone vinicolo tra la premier e Bruno Vespa, cui “la destra meloniana ha offerto un rinnovato prestigio in Rai” (prima evidentemente il conduttore di Porta a Porta contava quanto l’ultimo fattorino di viale Mazzini). Ma ad essere davvero stupefacente, e usiamo un termine dalla polisemia non per forza casuale, è l’attacco del pezzo: “Si brinda, a Perugia”. Si, può darsi, qualcuno anche in questo momento starà sicuramente sbevazzando nel capoluogo umbro, ma questo che c’azzecca, come direbbe un idolo del Fatto, l’italianista Tonino Di Pietro, con il cin tra la Meloni e Vespa? Perché il Vinitaly, come sa chiunque, perfino i cronisti scalcagnati e non astemi (garantisce chi scrive) di Libero, si svolge a Verona, e non da ieri, ma dal ragionevole lasso di tempo di cinquantasei anni. Beh sarà un refuso, suggerisce il diffusore compulsivo di refusi che sta in ogni giornalista, per quanto tra “Perugia” e “Verona” non via sia assonanza strettissima. E invece, poche righe dopo, l’estensore de Lo Sberleffo (titolo assai impegnativo, se poi dimostri di possedere la geografia quando un alunno svogliato di terza elementare) inciampa nuovamente sulla mappa: “Durante la sua trasferta umbra la premier...”.
Accidenti no, non sappiamo se i segugi del Fatto siano in possesso di una sentenza che sposta d’imperio la sede del Vinitaly a Perugia (o se siano in grado di stimolarla, per mettere un’amicale pezza giudiziaria allo strafalcione), ma noi rimaniamo testardamente ancorati alla realtà: il Vinitaly si tiene a Verona, Verona è localizzata in Veneto, per andarci non bisogna “trasferirsi in Umbria”, almeno stando agli esiti anche più aggiornati della fisica, teoria della relatività e paradossi quantistici compresi. La spiegazione del pasticciaccio sta probabilmente nella prosecuzione della frase: “...la premier ha visitato lo stand della famiglia Cotarella, produttori di vino orvietani”. Al che l’ipotesi, dopo qualche ricerca su Google che riusciamo a fare perfino qui a Libero, diventa: Meloni e Vespa si sono incontrati al padiglione di un espositore umbro, la notizia è stata rilanciata anzitutto dall’Ansa regionale, motivo per cui recava in testa “Perugia”, e i maestrini del Fatto sempre pronti a concederci generosamente lezioni gratuite sul mestiere si sono regolati con un copia&incolla selvaggio per cui qualunque matricola della più scalcinata scuola di giornalismo sarebbe cacciata a pedate. Per confermare definitivamente lo stato confusionale, il corsivista barcollante maramaldeggia sul “giornalista di Rai1 proprietario di un’etichetta, di cui va molto orgoglioso, nella natia terra di Puglia...”.
PRECISIONE
Peccato che Bruno Vespa risulti nato a L’Aquila, città che a sua volta (non ci siamo limitati a Wikipedia, ma abbiamo anche controllato su un paio di cartine) risulta essere il capoluogo dell’Abruzzo, regione che a sua volta risulta non coincidere con la Puglia. Ecco, speriamo che dalle parti del Fatto siano un po’ più precisi, quando ci assicurano sulla colpevolezza di Tizio o sulla necessità di sbattere in galera Caio buttando via la chiave. Il giustizialismo sbronzo sarebbe effettivamente un po’ troppo.