Preso. Il delinquente che ha massacrato di botte a Trento un sedicenne solo perché figlio dell’ex consigliere comunale di An Emilio Giuliana, sarebbe stato individuato dagli inquirenti. Avrebbe 23 anni, ADL le sue iniziali, uno dei leader del centro sociale Bruno della città, noto “covo” dell’estremismo rosso. La questura ha messo assieme ogni tassello, oltre alla preziosa testimonianza di una persona che con alto senso del dovere civico ha raccontato tutto ciò che ha visto qualche sera fa. Il ragazzo aggredito, domenica 5 marzo in Lungadige Marco Apuleio intorno alle 17, era appena uscito dallo stadio di Trento dove aveva assistito alla partita di calcio. Incamminatosi verso casa, era stato colpito prima alle spalle e poi al viso più volte da ADL, al punto da ricevere una prognosi di tredici giorni in ospedale. “Porco fascista”, “skenhead”, “ti ammazzo” e “Trento è antifascista” gli epiteti pronunciati dal delinquente che lo ha picchiato mentre portava a termine la sua azione teppistica. L’aggressione è per ora indagato per il reato di lesioni.
Ovviamente, i compagni del picchiatore negano tutto e lo fanno con una nota diramata dal loro centro sociale: “La questione è finita nell’esatto momento in cui è cominciata: un provocatore ha iniziato ad aggredire, provando a scagliare un pugno contro un compagno altrettanto giovane per poi tornare da papà a farsene medicare due. Nessun agguato e nessuna premeditazione, al punto che nemmeno il nostro giovane compagno sapeva chi fosse il provocatore. Solo una volta uscita la loro mistificazione dei fatti, ne abbiamo scoperto l’identità". In pratica la colpa sarebbe dell’aggredito. Ma purtroppo per loro c’è una testimonianza ben precisa che mette spalle al muro il violento.