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L'ultima follia della sinistra: adesso sono razzisti anche i nomi di vie e piazze

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Luigi Cattaneo
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L’idea brillante l’ha avuta Jacopo Rosatelli, assessore comunale ai diritti del comune di Torino ed esponente di “Sinistra ecologista”. Ha proposto di cambiare il nome alle vie e alle piazze della città che ricordano il periodo del colonialismo italiano. Addio, ad esempio, a via Tripoli, una delle strade commerciali, a piazza Bengasi, piazzale Adua, piazza Massaua e a tutti i monumenti e targhe commemorative, spiega Rosatelli, che «veicolino un messaggio di esaltazione del passato coloniale». Ma questo sarebbe in realtà soltanto il primo passo di un progetto più ampio, che avrebbe lo scopo di prevenire e contrastare forme di razzismo, diretto o indiretto.

«Bisogna aprire- ha spiegato l’assessore - una riflessione, come hanno fatto altre città europee, sulla rivisitazione degli spazi pubblici che richiamano un passato razzista. Insieme all’università dobbiamo aprire un confronto. Non è una priorità, ma una riflessione che va messa sul tavolo». In comune c’è chi dice che l’elenco delle strade da cancellare sia già pronto, ma da esso mancherebbe (per ovvie ragioni), “corso Unione Sovietica”, una delle principali direttrici stradali a sud di Torino. La proposta di Rosatelli, però, altro non ha fatto che ricompattare le opposizioni in “Sala Rossa”.

 

 

 

STORIA CENSURATA

Paolo Damilano di “Torino Bellissima” e Domenico Garcea di Forza Italia hanno commentato: «Premesso che la storia ci insegna come la censura non abbia mai portato a nulla di buono, davvero la rivisitazione dei nomi delle vie rappresenta un problema prioritario per Torino e per i torinesi?». In modo particolare Damilano si chiede se siano questi i problemi che la città debba affrontare. «Tra l’altro, Rosatelli non ha alcune deleghe riconducibili alla toponomastica, di cui esiste un’apposita commissione competente. In particolare inviterei il componente della Giunta Lo Russo ad una maggior prudenza nelle dichiarazioni rese: la memoria è nelle culture del passato, che segnano la genesi del nostro Stato unitario, che non possono essere cancellate con un colpo di spugna». Inoltre, per Garcea, «la Città di Torino dovrebbe chiedere a migliaia di torinesi, per esempio residenti in piazza Bengasi o in via Tripoli, di cambiare indirizzo. Tutto ciò per ragioni pseudo storiche del tutto incomprensibili e infondate e con conseguenze burocratiche che ricadrebbero in modo ingiustificabile sui cittadini residenti». Anche Pino Iannò di “Torino Libero Pensiero” attacca Rosatelli: «L’assessore alle Politiche sociali, stranieri e nomadi che dovrebbe occuparsi dei veri e seri problemi della città, ad iniziare dalla gestione dei senza tetto ai Servizi sociali, che sono totalmente allo sbando, pur di apparire sui giornali, ne ha sparata un’altra».

 

 

 

PASSATO AL ROGO

L’opposizione non risparmia nulla all’assessore: «Al contrario delle sparate da intellettuale o presunto tale, tutto ciò che è stato nel passato non va demonizzato o cancellato: è storia. Di questo passo non vorremmo in nome di chissà quale ideologia che qualcuno proponesse di mettere al rogo opere di artisti non graditi, oppure decidesse di abbattere qualche palazzo o monumento appartenente all’architettura del Ventennio». In realtà Rosatelli sembra aver trovato un muro anche nella sua maggioranza: «Il piano del Comune di Torino per il contrasto al razzismo è una buona notizia. Meno buona è la proposta di cambiare il nome a via Tripoli e piazza Massaua, cancellando così la storia come accadeva con la Commissione ideologica dell’Unione Sovieticaha sottolineato Simone Fissolo della lista dei Moderati che sostiene Lo Russo -. La risposta del nostro assessore risulta una boutade poco praticabile, per questioni organizzative e di coscienza del Paese. Non cancellare, ma raccontare. Sarebbe più opportuno mappare i nomi degli attivisti fascisti e intervenire su quelli, ricordando comunque che solo pochi mesi fa la proposta di cambiare il nome di corso Unione Sovietica in corso Unione Europea era stata bloccata anche dalla forza politica di Rosatelli», cioè la sinistra Ecologista. Ma in giunta c’è anche chi ironizza sulla “cancel culture” dell’assessore: «Allora perché non cambiare anche il nome a via Giovanni Giolitti. Perché nel 1911 fece guerra alla Turchia per conquistare la Libia. Insomma, un colonialista al quadrato, che meriterebbe l’oblio...». 

 

 

 

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