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Campi Flegrei, il terremoto e il "punto critico": magma, cosa sta succedendo

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"Non sappiamo il punto critico". Paura dopo il terremoto di magnitudo 2.8 che ha colpito poche ore fa i Campi Flegrei, una delle zone sismiche più instabili e potenzialmente pericolose d'Italia. La scorsa notte l'Osservatorio Vesuviano ha comunicato all'amministrazione comunale di Pozzuoli (Napoli) la scossa localizzata in zona Solfatara-Pisciarelli, alla profondità di 2.7 chilometri. La scossa è stata avvertita dai cittadini dell'area flegrea e dei vicini quartieri della città di Napoli. 

 

 

 

"L’attività sismica può solo aumentare finché continua il sollevamento del suolo", spiega al Corriere della Sera, "a titolo personale", sottolinea, il professor Giuseppe De Natale, vulcanologo dell'Ingv. "Il sollevamento del suolo è un’indicazione dell’aumento di pressione nel sottosuolo e oggi siamo quasi al livello della sismicità del periodo 1982-1984". Un fenomeno, iniziato alla fine del 2005, "quasi perfettamente speculare all’abbassamento osservato dal 1985 al 2003 circa. Quindi, personalmente speravo che sarebbe terminato una volta raggiunto il livello del 1984. Negli ultimi mesi invece abbiamo superato la quota massima del 1984, ormai siamo diversi centimetri più sopra". 

 

 

 

 

 

"Superato il valore massimo recente ottenuto nel 1984 - prosegue l'esperto -, il livello del suolo, e quindi verosimilmente il livello della pressione interna, è il più alto che abbiamo mai sperimentato, almeno negli ultimi due secoli. È chiaro che la resistenza delle rocce non è infinita, ma noi non sappiamo con esattezza qual è il punto critico, di non ritorno. Ci troviamo dunque in una situazione non sperimentata prima. In ogni caso, il degassamento continuo che osserviamo da 17 anni, che provoca il riscaldamento degli acquiferi e dunque l’aumento di pressione interna, è quasi certamente dovuto ad un afflusso progressivo di magma più profondo nella camera magmatica principale, localizzata a 7-8 km di profondità". 

 

 

 

Quale scenario attenda Napoli e i Campi Flegrei non è al momento prevedibile. "Possiamo dire solo con certezza che, finché perdura il sollevamento del suolo, la sismicità potrà solo aumentare. Dopo di che, oggi non c’è evidenza di intrusioni magmatiche superficiali, e questo è un bene. Ma è chiaro che in futuro, anche a breve scadenza, non possiamo escludere che tali intrusioni non avvengano". L'incubo è quello di una disastrosa eruzione con emissione di ignimbrite, ma questo secondo De Natale "è estremamente improbabile, prima di tutto perché è raro che una caldera generi più eruzioni ignimbritiche; poi perché, da modelli teorici, le eruzioni ignimbritiche da collasso calderico si preparano in diverse centinaia o migliaia di anni di continuo afflusso magmatico. Bisogna anche considerare che il magma, specialmente se parliamo di intrusioni superficiali, con il tempo si raffredda".

Resta comunque la necessità, sottolinea il professore, di rendere "resiliente" l'area soprattutto nella zona rossa, consolidando gli edifici e diminuirne la densità di popolazione, perché anche in assenza di una eruzione stile Pompei scosse di terremoto più forte potrebbero rappresentare un gravissima pericolo per migliaia di persone.

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