Le femministe? Vogliono ottenere i diritti a furia di bestemmie
«Siamo la luna che muove le maree, cambieremo il mondo con le nostre idee». Chi ha pronunciato uno slogan così potente? Donne dei collettivi studenteschi e transfemministe che ieri sono scese in piazza a Milano in occasione della Giornata della Donna. Basta guardare i video che circolano in rete per capire come hanno voluto celebrare l’8 Marzo queste donne che intendono rivoluzionare il mondo. Mi imbatto subito in un’attivista che ci dice che la lotta femminile non è mai finita e c’è ancora molto da fare.
Tanta retorica e scarsa originalità verrebbe da dire, ma ero certa che andando avanti avrei potuto trovare di meglio. E così è stato. «Non ci sentiamo per niente rappresentate da questo governo, malgrado la premier sia donna. Non crediamo basti essere donna per cambiare le cose». Credo non servisse una giornata celebrativa per dirci che non basta nascere femmine per avere in tasca la patentedi genio. Ma il fondo è stato toccato con uno striscione sventolato con orgoglio. Un’immagine dipinta con dovizia di particolari con protagonista la Santa Vergine. O meglio, della Vergine c’e solo il Manto, perché al posto della sua immagine è stata rappresentata una vagina.
L’immagine sacra di Maria è una vagina accompagnata dalla scritta «Invoco Dio solo quando vengo». Queste donne che vogliono smuovere le maree utilizzano la blasfemia per apparire trasgressive. Il vergognoso manifesto è sorretto da donne che gridano «Giorgia Meloni non supporta la lotta femminista». Sarebbe questa la lotta femminista da supportare?
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LA SVOLTA
Una bestemmia sventolata con orgoglio? E voi finte rivoluzionarie pensate che la premier potrebbe anche solo per sbaglio prendervi in considerazione? Io francamente mi sarei aspettata un 8 Marzo di trionfo, perché le donne, dopo tanti annidi lotte, hanno ottenuto il risultato più grande: una donna è il capo del governo italiano. E nessuno si aspettava che succedesse. E questo cambia in modo profondissimo il senso comune e fa compiere un salto in avanti clamoroso a ogni battaglia delle donne e anche a ogni battaglia femminista.
Ancora c’è tanta strada da fare, certo, ma quando una donna di poco più di quarant’anni si presenta ai giornalisti e proclama «io sono Giorgia Meloni e sono il presidente del Consiglio di questa nazione», chiunque capisce che l’Italia è uscita dal Novecento, dall’epoca dei maschi e basta. Fino ad un anno fa, l’8 Marzo ci scambiavamo sempre quel mazzetto di mimose, i maschi ci sorridevano, erano galanti, ma il potere era tutto loro. Come si fa a non capire che la conquista di Palazzo Chigi è stata la svolta vera? Che si è affermato il principio che una donna, se ne ha la forza e le doti, può arrivare dove le pare, senza farsi cooptare, senza quote, senza ricevere regali dagli uomini. Il tetto di cristallo è stato sfondato e quello di quest’anno doveva essere l’8 Marzo dell’apoteosi.
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Le femministe avrebbero dovuto rivendicare questo successo. Come un successo loro. Potevano dire: anni e annidi battaglie, di sacrifici, di dolori, ma ecco qui che siamo arrivate al risultato più bello: una donna al vertice della nazione. E se poi volevano completare il discorso potevano anche citare Elly Schlein, che è arrivata a fare il capo dell’opposizione anche grazie alla spinta mostruosa che le donne hanno ricevuto dal successo di Giorgia. Lei dovrebbe essere grata al Presidente del Consiglio. P.S. I sindacati hanno voluto festeggiare l’8 Marzo con lo sciopero dei mezzi. Lasciando per strada migliaia di donne. Di donne del popolo, perché generalmente le marchese non prendono il 64. Bel gesto. Che dimostra che l’Italia va avanti. Ma che c’è sempre chi è rimasto indietro di un paio di anni luce.
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