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Reddito di cittadinanza, "guerra civile": l'uomo che minaccia Giorgia Meloni 

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Non appena sono arrivate notizie sulla stretta che il governo sta valutando in merito al reddito di cittadinanza, il Comitato Vele a Scampia è andato in tilt. La Stampa ha raccolto alcune dichiarazioni del portavoce Omero Benfenati, che sta organizzando una manifestazione a Napoli in difesa del sussidio grillino, che da queste parti è di vitale importanza. “Il governo pensa di scherzare con la sofferenza delle persone”, ha esordito Benfenati. 

 

 

“Non ha capito - ha proseguito - che, se alza il tiro contro le fasce sociali più deboli e le periferie, ci saranno problemi di ordine pubblico. Qui c'è gente che non riesce a mettere un piatto a tavola. Il 72 per cento delle persone di Scampia è disoccupato e percepisce il reddito di cittadinanza. Sa quanti hanno ricevuto un'offerta di lavoro? Nessuno. Noi siamo pronti a rinunciare al reddito, non vogliamo sussidi, chiediamo di lavorare. Siamo stanchi di essere associati ai furbi o a chi non fa nulla su un divano. Chiediamo un lavoro con i diritti e i doveri di un'occupazione seria, stabile”. 

 

 

A fargli eco Ernesto Palmese, 53enne saldatore che si ritrova disoccupato: “Ho 25 anni di lavoro con contributi poi le ditte hanno iniziato a non pagare più e il mio fisico a non reggere il peso di un lavoro troppo faticoso”. Avendo moglie e due figli, attualmente percepisce 900 euro al mese di reddito, che però potrebbe perdere in buona parte in base alla riforma che sta studiando il governo: “Già ora faccio fatica. Ho 300 euro di spese tra affitto e bollette. Riusciamo ad arrivare a fine mese solo se nessuno si ammala e se non ci sono spese straordinarie. Ma vuol dire rinunciare a tutto”.

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