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Schlein asfaltata, il sondaggio sull'antifascismo

Tommaso Montesano
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Da una parte c’è la propaganda della sinistra, che mobilita la piazza con i suoi insegnanti in mezzo alle bandiere rosse in nome dell’«antifascismo» e dell’opposizione allo «squadrismo». Dall’altra il pensiero degli italiani, secondo cui è tempo che la scuola abbandoni la politica e si dedichi esclusivamente all’insegnamento. è questo il senso del sondaggio Swg realizzato tra il 1°e il 3 marzo su quanto sta accadendo nel mondo dell’istruzione dopo i fatti di Firenze, cui è seguita la manifestazione di ieri pomeriggio, con la quale l’opposizione punta a recuperare i consensi sfruttando il tradizionale bacino elettorale della scuola.

Peccato che per il 57% degli interpellati - un campione di 800 intervistati rappresentativo per genere, età, area geografica, livello di istruzione e opinioni politiche - i docenti «dovrebbero completamente astenersi dall’esprimere pubblicamente qualsiasi valutazione politica». Significativo anche lo scarto tra chi si dichiara d’accordo sul «dovere» degli istituti di «far conoscere agli allievi le tragedie delle foibe e i crimini compiuti dai regimi comunisti», l’82% del campione, e coloro che restano fedeli al mantra della scuola deputata a «insegnare i valori dell’antifascismo»: il 68%.

Così come non passa inosservata la differenza tra chi si dichiara d’accordo che la scuola sia «in mano ad insegnanti e dirigenti di sinistra», il 29%, e chi pensa che invece a fare il bello e il cattivo tempo siano i docenti di destra (appena il 14%).

 

 

STRUMENTALIZZAZIONE - La rilevazione arriva nei giorni in cui il mondo della scuola è scosso dalle polemiche su quanto accaduto nella scuola fiorentina “Michelangiolo”, con successiva mobilitazione della piazza da parte di Pd, M5S, Sinistra italiana, Verdi e sindacati. Al corteo ha partecipato anche la dirigente scolastica Annalisa Savino, protagonista di un botta e risposta con il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

Ma anche in questo caso, i risultati del sondaggio risultano indigesti per gli organizzatori del corteo antifascista di Firenze. Il 52% degli interpellati, infatti, ritiene che la manifestazione altro non sia che una «strumentalizzazione politica di quanto accaduto nelle scorse settimane» (ovvero la rissa davanti al liceo “Michelangiolo”). $ vero che la stessa percentuale concorda con il fatto che la manifestazione sia un «modo democratico di esprimere i valori dell’antifascismo», ma per il 48% degli interpellati il raduno fiorentino rappresenta una «manifestazione divisiva che alimenterà ulteriormente lo scontro tra gruppi di destra e gruppi di sinistra».

Di conseguenza, solo il 38% pensa che quanto andato in scena a Firenze sia un avvenimento inclusivo, «capace di coinvolgere tutti coloro che hanno interesse verso gli studenti e la loro formazione». Si torna, in pratica, al tema centrale: la prevalenza, su tutto ciò che riguarda la scuola, delle ragioni politiche.

 

 

CATTIVI ESEMPI - Gli esempi non mancano. Qualche giorno fa Enrico Galiano, professore in una scuola di Pordenone e scrittore, in un post ha annunciato che in classe avrebbe preso la parola per attaccare le parole del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sui migranti dopo la tragedia di Cutro, in Calabria: «Io glielo dirò, cosa avete fatto. Entrerò in classe e leggerò ai miei studenti le dichiarazioni del ministro che ha detto: “Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità”. Le leggerò e mi siederò lì ad ascoltare cos’hanno da dire. Hanno dodici anni, i miei studenti. Ed è giusto che sappiano». Poi c’è stata l’appello, lanciato dalle colonne della Stampa, della scrittrice Elena Stancanelli, che ha invitato gli studenti, domani, a presentarsi in aula indossando al braccio «una fascia bianca» in segno di lutto per le parole pronunciate dal ministro dell’Interno. «Fatevi vedere, mostratevi sui vostri social, gridate la vostra estraneità a questo abominio».

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