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Strage, la parola della settimana: storie infinite di emigranti, ieri come oggi

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Massimo Arcangeli
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La strage degli innocenti, la strage di San Bartolomeo, l’inutile strage (il primo conflitto mondiale di una lettera di papa Benedetto XV indirizzata, nel 1917, ai capi delle potenze in guerra), le stragi di Stato, le stragi del sabato sera, le stragi in miniera. Nel periodo compreso tra la fine dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento l’emigrazione italiana raggiunge i suoi massimi storici (il picco fra il 1906 e il 1910). 

A spostarsi, in precedenza, erano stati perlopiù artigiani e contadini del Nord del paese diretti oltralpe o in Sudamerica; ora sono soprattutto i giovani braccianti meridionali che lasciano i loro familiari, le loro abitazioni, i loro paesi d’origine per gli Stati Uniti o per le città industrializzate del Norditalia, dove si registrano aumenti anche molto consistenti della popolazione: nel 1911 vive a Milano quasi il doppio delle persone rispetto al 1880. Il 22 ottobre 1913 a Dawson, nel New Mexico, un’esplosione fa strage di minatori italiani, occupati nell’estrazione del carbone: i morti sono 146 (l’8 febbraio 1923 la storia si sarebbe ripetuta; una ventina le vittime fra i nostri connazionali, stavolta a causa di un incendio); nel 1907 a Monongah, nel West Virginia, in un’altra tragedia in miniera, erano state falciate ben 171 vite (sempre italiane).

Vite umane recise (in latino, fra i termini per “strage”, c’è caedes, imparentato stretto con caedere, che vuol dire “uccidere”, “distruggere”, ecc., ma anche “tagliare” o “spezzare”), ammassate o accatastate (il latino strages poteva significare “mucchio”, “cumulo”, “ammasso di cadaveri”), sparse al suolo (strages è connesso con sternere, “atterrare”, “abbattere”, “stendere a terra”, ecc.), ieri come oggi. Viaggi mortali per mare, ieri (la traversata transoceanica della nave Sirio, naufragata nell’agosto del 1906: partita da Genova per l’America, ed uscita di rotta, era andata a sbattere contro gli scogli in prossimità delle coste spagnole), come oggi(l’attraversamento del Mediterraneo sul caicco affondato domenica scorsa nelle acque di Steccato di Cutro, a poche decine di metri dalla riva). Storie infinite di emigranti, ieri come oggi.

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