Stampa e Repubblica senza vergogna: quale notizia censurano
Se non canti “Bella ciao” non sei degno delle notizie di stampa. Se non urli a squarciagola che odi i tuoi coetanei di destra, scordati un titolo. È la stampa egemonizzata dalla sinistra che la fa da padrona ancora oggi. Pretendono di decidere che cosa si deve sapere e che cosa è bene ignorare: le notizie sgradite a sinistra non si danno, tanto per capirci. Nonostante un pensiero politico maggioritario a destra, i giornaloni se ne fottono dell’opinione pubblica. Si lamentano delle copie perdute - chissà perché ma continuano a raccontare l’Italia a modo loro. E quindi chi prende a botte ragazzi di destra se la cava: la reputazione resta intatta, se non negli atti giudiziari. E neppure quando fioccano le carte della magistratura riescono a sussurrare tra di loro “e adesso?”. No, bisogna nascondere tutto.
È una vergogna il silenzio dei giornaloni sulle indagini della magistratura sull’aggressione ai cinque studenti di Azione universitaria da parte dei collettivi rossi di Bologna. Ed è un’indecenza il silenzio della politica di sinistra: si sono precipitati a Firenze per una rissa, tacciono sul pestaggio vero nel capoluogo emiliano. I fatti sono di maggio 2022, gli atti di conclusione indagini di settembre dello stesso anno, ma le notifiche di otto persone indagate e appartenenti ai collettivi di sinistra arrivano solo ora. Ce ne sarebbe di materiale anche per chiedere conto di quanto tempi ci vuole per indagare da quella parte.
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A meno di non soffrire di cecità, è scandaloso il non visto sui media che fanno opinione. I fatti di Firenze hanno guadagnato le prime pagine; quelli di Bologna - arrivati addirittura a conclusione indagini, un passo prima del processo - vanno rimossi. Il Corriere della Sera dedica una colonnina in nazionale e poi un pezzo sull’edizione locale. La Repubblica confina tutto nelle cronache cittadine. La Stampa intona il me ne frego e non pubblica nulla. Se non ci fossero quattro quotidiani più attenti – Libero, Il Giornale, La Verità e Il Tempo - gli italiani non avrebbero diritto a saperne alcunché. Ovviamente, Il Fatto tace e incredibilmente pure Il Messaggero. Il Resto del Carlino ne parla. Sapete come? Anch’esso con una colonnina striminzita sotto al titolo “Malmenati a Bologna”, mica teppisti rossi indagati. Ieri mattina, mentre gli hater di piazza si scatenavano con i loro slogan a Firenze, a Milano mettevano a testa in giù manifesti con i volti di Giorgia Meloni e Giuseppe Valditara, la premier e il ministro dell’Istruzione. Ma in Italia, dicono, c’è il fascismo.
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In realtà, alberga frustrazione nei grandi giornaloni e nei sottomedia che li seguono scodinzolanti. Perché la sacralità della notizia è compromessa da una faziosità che ha superato ogni limite accettabile. Bologna, luogo delle botte ai giovani di destra, si è già distinta con l’ultrasinistra nelle scorse settimane, bruciando persino un manichino raffigurante la Meloni. Eppure, non leggiamo inviti alla moderazione, condanne degli estremisti e neppure la notizia dell’indagine aperta contro i collettivi rossi di Bologna. Come se fosse normale picchiare contro la destra, salvo frignare quando le prende la sinistra mentre impedisce un volantinaggio avversario. Temiamo che prima o poi, con il clima di odio che cresce e con le protezioni garantite ai gruppuscoli dei centri sociali di sinistra, qualcosa di grave potrebbe succedere. E tutto andrebbe messo a carico di una stampa che non vuole fare il suo dovere. Per non parlare di certe trasmissioni televisive, fra tutte Piazza Pulita di Corrado Formigli.
Almeno, alla Rai il Tg2 ha mostrato la violenza rossa contro Azione universitaria: per il resto solo silenzio che sa tanto di complicità. Il motivo è probabilmente intuibile. I grandi – presunti tali – giornalisti di questo paese hanno scoperto di non contare nulla elettoralmente. Più si schierano a sinistra e più il popolo vota a destra. Ma si devono rendere conto che se prendere parte nel conflitto politico è legittimo, tacere sulla violenza di casa loro è davvero insolente. Perché non si informano i cittadini e si deforma l’informazione che si deve offrire a chi legge quei giornali.