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Alfredo Cospito, lo scandalo: l'avvocato parla a scuola

Hoara Borselli
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C’è un liceo a Roma, precisamente il Terenzio Mamiani, che da mesi balza agli onori della cronaca per le manifestazioni, occupazioni, ed episodi di violenza che si sono consumati dentro e fuori le sue mura. Ricordiamo quando, nel marzo scorso, alcuni studenti del liceo, quelli, per capirci, che considerano la scuola un loro territorio privilegiato, intimarono a dieci ragazzi che stavano distribuendo volantini di andarsene. Ne nacque una rissa e un sedicenne rimase ferito. O quando, 400 studenti, a novembre, tennero «sotto scacco» il Mamiani per dieci giorni.

 

L’occupazione ad oggi più lunga a Roma. Il motivo della protesta? «La scuola del merito non è quella che vogliamo. In un sistema opprimente e repressivo, scegliamo di costruire il nostro modello di formazione e il nostro modello di socialità». Perché si parla ancora di questo liceo? Gli studenti rivoluzionari, con il placet della dirigente, Tiziana Sallusti, accolgono oggi nell’istituto, la penalista impegnata nella difesa di Alfredo Cospito, Ludovica Formoso, promotrice della campagna «Morire di pena», per l’abolizione di ergastolo e 41bis. A invitarla, in occasione dell’assemblea d’istituto, sono stati gli studenti del collettivo autorganizzato che hanno deciso di dedicare qualche ora all’approfondimento della questione Cospito. Un incontro che arriva pochi giorni dopo la decisione che ha stabilito che l’anarchico, in sciopero della fame da quattro mesi contro il 41bis, resterà in regime di carcere duro. La legale non sarà sola: con lei anche il giornalista, Lirio Abbate. Per la dirigente scolastica, come riportato su Repubblica, «è importante che i ragazzi, oltre a leggere le informazioni sui social oppure sentire le notizie in televisione vogliano informarsi e cercare una loro verità, ascoltando le diverse idee, le diverse posizioni per formarsi una coscienza critica». Secondo la preside si tratta «di un aspetto positivo della formazione degli studenti e delle studentesse».

L’avvocato Formoso non è nuova agli interventi nelle scuole. Il 30 gennaio scorso fu invitata, in occasione della prima assemblea del 2023, dagli studenti del Liceo Tasso a Roma, sempre per parlare dello sciopero della fame di Alfredo Cospito e dell’arresto del boss mafioso Matteo Messia Denaro. Anche questo liceo, come il Mamiani, è noto per le sue occupazioni, una su tutte quella di novembre, «contro il merito che premia i ricchi». Chissà se la preside del Mameli o il dirigente del Tasso, vorranno scrivere una lettera agli studenti per spiegare loro cosa è stato il terrorismo. E chissà se il Pd presenterà una interrogazione al Parlamento per sapere come mai in celebri licei romani si esalti la figura di un anarchico che ha usato le bombe contro i carabinieri e il revolver per azzoppare un dirigente d’azienda.



 

Potrebbero accennare al fatto che tra metà degli anni settanta e la fine degli anni ottanta, alcune migliaia di giovani comunisti che inneggiavano a Mao e a Lenin presero le armi, o fiancheggiarono quelli che le avevano impugnate, e diedero l’assalto allo Stato e alla democrazia. Si chiamavano Brigate rosse, Prima linea, Nap. Ferirono, uccisero, sequestrarono centinaia di persone, sparsero il terrore in tutti gli strati della nostra società. Riuscirono a cambiare le abitudini delle persone, il loro modo di vivere, le città, il loro tempo libero, il loro lavoro. Ammazzarono molti lavoratori, padri di famiglia, poliziotti, giudici, politici. Erano spietati. Arrivarono a sequestrare e giustiziare il capo della Democrazia Cristiana. Fu un inferno e la nostra democrazia vinse perché non cedette mai al ricatto. Cari presidi, scrivetele a lettere maiuscole queste parole: non cedette mai al ricatto. E anche lei, onorevole, nella sua interrogazione sia molto chiaro. Lo dica che quei tempi non devono tornare, anche il rischio è concreto. Lo dica che il fascismo è passato remoto, ma il terrorismo è recente. 

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