Liceo di Firenze, "hanno iniziato i rossi". La testimonianza chiave
Non è “spuntato” ieri, come hanno titolato alcune testate, il professore “dissidente” testimone dei fatti del Liceo Michelangiolo. È sempre stato lì, solo che nessuno, a parte poche eccezioni, ha pensato fosse il caso di sentirlo, perché avrebbe fin da subito rovinato la narrazione progressista. Libero il professore l’ha sentito tre giorni fa in esclusiva, e anche a noi non ha chiesto bensì implorato più e più volte l’anonimato. Un terrore che la dice lunga sul clima d’odio che si respira a Firenze negli ambienti scolastici, dove gli spazi, le morali e le idee sono monopolizzate dai collettivi. Su Twitter, che è un po’ il regno degli intelligentoni di sinistra che non vedono l’ora di strumentalizzare qualsiasi cosa pur di mettere i bastoni tra le ruote al governo, c’è persino chi lascia intendere che proprio perché coperto da anonimato questo docente in realtà non esista.
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Cornuto e mazziato. Se racconta la verità e ci mette la faccia, come disse al nostro giornale «rischia il posto». Se non ci mette la faccia allora la sua versione dev’essere falsa o, addirittura, inesistente. Epperò non è il solo. Perché oltre a lui ci sono studenti, docenti e genitori degli alunni di cui abbiamo riportato lungamente le parole e i timori. A vario titolo, hanno confermato la versione scomoda. Anzi, le versioni scomode. La prima è squisitamente ambientale, relativa al modo di spadroneggiare che una certa sinistra sta imponendo da quando si è insediato il governo Meloni (abbiamo sentito frasi come «molti licei fiorentini sono “rossi” da sempre ma erano anni che non si verificava nulla del genere» o «il sostegno ad Alfredo Cospito, e quindi contro la Meloni, ha reso il clima incandescente anche a Firenze»), la seconda è fattuale e riguarda la mattina del 18 febbraio.
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VOLANTINAGGIO
La versione “ufficiale” è ancora quella della spedizione punitiva, della violenza unidirezionale e del coinvolgimento di adulti che si sono accaniti contro dei ragazzini indifesi. Ciò che sostengono di aver visto in molti, invece, è stato un volantinaggio organizzato da sei militanti di Azione studentesca (tre minorenni, tre maggiorenni ma comunque di vent’anni al massimo) che sono stati affrontati da coetanei del collettivo Sum. Il prof in questione, talmente terrorizzato che non ha voluto rivelare nemmeno quale materia insegna né in quali classi lavora per evitare di essere profilato a prescindere dal nome, è un docente di lunga data del Michelangiolo e conosce bene lo stile dei collettivi. Con un po’ di rammarico ha anche sussurrato di essere stato spesso beccato da loro sia dentro che fuori la scuola. Ha spiegato: «Sabato mattina stavo entrando a scuola e ho visto quello che è successo. C’era un volantinaggio dei ragazzi della destra, sono usciti quelli dei collettivi e hanno iniziato a insultarli, a urlare frasi come “via fasci di m***” e i soliti cori che risalgono agli anni Sessanta e strappare i volantini. Hanno tirato delle spinte e a quel punto quelli di Azione studentesca hanno cominciato a picchiare. E sicuramente hanno esagerato».
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IL “RITUALE”
Non è intervenuto in prima persona, come hanno fatto altri colleghi in casi analoghi per proteggere i militanti dei movimenti giovanili di destra che rischiavano grosso fuori da altre scuole (come accaduto il 9 febbraio alle porte del vicino Liceo Pascoli), sempre per non essere tacciato di simpatie “pericolose” e messo all’indice. Mentre proseguono le indagini della Digos, la versione del professore è stata confermata anche da alcuni studenti e nei fatti dallo stesso collettivo Sum, che sul proprio blog ha emesso lunedì scorso una nota in cui confessa orgogliosamente di aver voluto impedire il volantinaggio e che non sarebbe nemmeno la prima volta. Nel comunicato si parla infatti di “rituale” in riferimento alla pratica di cestinare volantini non graditi, e di tentativi di impedire che gli studenti possano «anche solo guardare ciò che provano a diffondere» i militanti di Azione studentesca. Queste ricostruzioni non tolgono nulla alla bruttura delle violenze, e se fosse davvero la lotta contro l’odio politico lo scopo della levata di scudi della sinistra, basterebbe parlare di come contrastare certe derive. Invece di dettare una versione di comodo a chiunque non voglia diventare un paria.