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La prof antifascista? Da bocciare in storia e italiano: "Cosa ha scritto"

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Pietro Senaldi
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«Le parole sono importanti» si lamentava Nanni Moretti, quando ancora i progressisti avevano qualche intellettuale letterato. l declino, non solo politico ma anche linguistico, della sinistra e dei suoi rivoli. Un baratro testimoniato dalla lettera con la quale la preside del liceo Leonardo da Vinci di Firenze, un istituto diverso da quello teatro dello scontro tra giovani di destra e di sinistra, ribattezzato dalla stampa progressista “assalto squadrista”, ha invitato gli studenti a scendere in piazza contro l’imminente minaccia fascista che aleggia nel Paese.

«Ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio si è svolto davanti a una scuola superiore qual è la vostra» scrive la professoressa. La quale spiega poi che «il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate ma ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio politico lasciata a se stessa». Segue citazione di Gramsci.

 

 

 

PORTATA IDEOLOGICA

Della missiva colpisce la portata ideologica, ma questa non è nuova nelle nostre segue dalla prima scuole. Quello che lascia esterrefatti è la sintassi orrenda, involuta e vetusta, e la scelta dei termini che ricordano un verbale di polizia piuttosto che una lettera di un’educatrice ai suoi giovani virgulti. Non da ultimo, ma probabilmente l’errore è dovuto a malizia, e quindi è voluto, e non a ignoranza, è sconcertante la falsa ricostruzione delle origini del fascismo, che non partì da un pestaggio politico ignorato.

Le camicie nere ingannarono tutti e vennero accolte come il minore dei mali perché l’Italia era precipitata in una situazione sociale drammatica con anarchici e comunisti in piazza, agitati dai socialisti per andare al governo, quindi proprio dalle grandi adunate che la professoressa nega. Una fotografia peraltro molto simile alle immagini che ci hanno regalato i ragazzi scesi in piazza su invito della preside, che sventolavano bandiere rosse, falce e martello, ritratti di Tito e urlavano slogan intimidatori ancora una volta a fianco de gli anarchici. A dimostrare che la storia non insegna nulla e il dna della sinistra è sempre lo stesso.

PROPAGANDA

Con questi professori, che fanno propaganda, che è la mefitica degenerazione del la politica, e danno lezioni di ideologia anziché di sto ria e comprensione dell’attualità, è ovvio che la scuola italiana è regredita. Ora la si nistra chiede le dimissioni del ministro Giuseppe Valditara perché si è permesso di criticare la preside. Letta e compagni eleggono a loro paladina la professoressa. Ovvio, perché è un’incendiaria come loro, e anziché criticarla, perché fa fare una brutta figura a tutta la sinistra, la incensano. Il titolare dell’Istruzione, che l’altro ieri qualcuno sui social voleva appendere a testa in giù e ieri invece si limitava a voler rimuovere, ha tutto il diritto di intervenire sui suoi sottoposti che trasformano i nostri licei in un circolo politico. Non che un professore non abbia diritto alle proprie opinioni politiche, ma non può manipolare la realtà per imporle ai ragazzi e telecomandarli a suo piacimento. La scuola può bene essere un luogo di dibattito e non solo di studio, ma le veline dirigenziali non aprono le menti, servono solo a mettere tutti in riga come soldatini.

 

 

 

SANTO SUBITO

Dopo aver giustamente condannato i ragazzi di Azione studentesca che hanno picchiato dei loro coetanei, la preside potrebbe guardare anche nelle sue classi e magari tirare le orecchie agli studenti che ha mandato in piazza ma hanno fatto amicizia con i bombaroli e inneggiato all’orrore delle foibe. Noi, che siamo diversi da lei, non diciamo che i suoi studenti sono dei criminali, né che lo diventeranno. Ci limitiamo a credere che, con i professori che si ritrovano, se un giorno conosceranno la storia è perché l’avranno approfondita per conto loro. Se leva l’ideologia dai banchi, di destra come di sinistra, Valditara santo subito. 

 

 

 

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