Sardegna, ferrovie e treni disastrosi: "Rischiamo la vita", foto-choc
«Abbiamo sfiorato la tragedia neanche una settimana fa. È un miracolo che quella donna ne sia uscita viva. La macchina è stata trascinata per diversi metri». Francesca è una ragazza sulla trentina. L’accento sardo, affilato, dell’entroterra: dove il mare è una “cosa per turisti” e, se ci vai, ti perdi in una fila di paesini immersi nel verde anche se è metà febbraio. I Nuraghe, i Mamuthones. Orotelli, Silanus, Bortigali, Macomer. Abita qui, Francesca: in provincia di Nuoro. E le conosce bene queste cittadine, queste strade, le sue ferrovie.
A Silanus, l’8 febbraio, una signora di 61 anni si è schiantata a bordo di una Volkswagen Golf contro un treno dell’Arst, l’Azienda regionale dei trasporti. L’impatto è avvenuto quando la littorina stava già rallentando (è per questo che c’è stato il «miracolo» di cui parla Francesca: lei non s’è fatta niente e, fortunatamente, nemmeno il macchinista e i passeggeri che erano sul convoglio), ma l’auto è stata trainata e spostata fuori dalla carreggiata. È finita sulle rotaie, sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per rimuoverla e mettere in sicurezza l’area. Non è il primo incidente che si verifica. Negli ultimi anni, su questa tratta, che è tra le pochissime ancora “indipendenti”, cioè non sotto la gestione della Rete ferroviaria italiana (Rfi), ce ne sono stati almeno dieci, di cui uno gravissimo, nel 2007, che ha fatto tre morti e otto feriti. È un viaggio della speranza, quello da Nuoro a Macomer.
Tanto per cominciare perché i passaggi a livello sono una via crucis. «Sono poco segnalati, alle volte mancano di tutto: sia dei segnali luminosi che delle sbarre», continua Francesca, «devi conoscere gli orari dei treni se non vuoi avere problemi». Non è facile per lei, ricordarseli tutti, partenze, arrivi e fermate, figuriamoci per chi viene in vacanza al centro della Sardegna. Magari per pochi giorni. «L’Arst sta procedendo ad automatizzarli con le barriere», spiega Giampietro Arca, il sindaco di Silanus, «però sollecitiamo un intervento concreto e immediato, non si può attendere». La questione, ormai, è non rinviabile. Claudio Solinas è il presidente del Comitato Trenitalia nuorese. È uno che non si dà per vinto, Solinas. Che da tempo si batte «affinché Nuoro, che è un capoluogo di provincia, non sia tagliato fuori dal resto dell’isola. Che poi vuol dire dal resto del Paese».
Una monorotaia a scartamento ridotto che divide l’asfalto in due, le croci di Sant’Andrea e tutt’attorno il silenzio della periferia rotto solo dal motore di qualche macchina che passa. Solinas tira fuori un plico, è l’orario delle corse: «Per arrivare in treno da qui a Cagliari ci vogliono tre ore e mezza, il primo convoglio parte la mattina alle 8.11. Chi è che può permettersi di viaggiare così? Giusto i vacanzieri». Di certo non i pendolari (mica puoi arrivare in ufficio alle 11 e mezzo) e neanche gli studenti (idem). «Nessuno prende il treno: non c’è il servizio». Tra Nuoro e Cagliari ci sono 187 chilometri, in auto te la cavi con meno di due ore. «Se ipotizziamo un andata e ritorno in giornata, con il treno, ce ne vogliono sette», continua Solinas: praticamente fai prima a sorvolare l’Atlantico e a sbarcare, con un volo di linea che parte da Milano, a New York.
NIENTE BAGNO
Senza contare che i vagoni non sono il massimo della comodità: quando li hanno rammodernati, nel 2017, la Regione Sardegna ha speso 43 milioni di euro per nove automotrici Stadler composte ognuna da due carrozze. E basta. Nel senso che non c’era nemmeno il bagno: sarà realizzato con un investimento successivo, s’è detto allora, invece «sono a tutt’oggicosì». «Non si può andare avanti», sbotta il Comitato di Solinas che le ha provate tutte: comunicati stampa, raccolte di firme, manifestazioni di piazza. Nell’agosto del 2021 ha creato una catena umana davanti alla stazione di Cagliari, nel settembre scorso ha radunato più di 3mila persone. Tanti ragazzi, qualche bandiera sarda, molti (mancati) utenti di una rete che di utenti ne ha per forza pochini. «Si spendono milioni e non c’è servizio. Per questo chiediamo il passaggio a Rfi, è stata anche votata una mozione in Regione. Il problema è che poi non s’è fatto nulla».
Solinas si riferisce a un documento varato il 26 novembre del 2022 dal consiglio regionale della Sardegna: una sfilza di “premesso che”, “considerato che”, “ritenuto che” (in perfetto stile burocratese) i quali riassumono punto per punto l’intera vicenda per arrivare a impegnare la giunta «a cedere la proprietà e la gestione della linea Nuoro - Macomer a Rfi» e «a dare corso a quanto necessario affinché l’area vasta della provincia di Nuoro possa beneficiare della quota che le compete del Pnrr», ossia del piano per la ripartenza post-pandemia. «Purtroppo da allora siamo rimasti bloccati, chiusi dentro una situazione di stallo», chiosa l’avvocato: e poco importa che Arst (la società che adesso si occupa della tratta) sia una partecipata al 100% dalla Regione Sardegna, «non sappiamo più a che santo votarci. Possiamo solo augurarci che il ministro delle Infrastrutture (Matteo Salvini, Lega: ndr) si voglia interessare a questa pratica. Ci sono i disagi quotidiani, ma c’è anche l’aspetto legato alla sicurezza. Viviamo con l’incubo che possa succedere da un momento all’altro». Quell’incidente che poi cambia tutto.