Ong, Milena Gabanelli: "Nessuno scopo di lucro? Come stanno le cose"
Cosa si nasconde dietro l'attività delle Ong in Italia e in Europa? Se ne è occupata Milena Gabanelli nel suo "Dataroom" sul Corriere della Sera. La giornalista ha fatto sapere che nel Registro per la trasparenza - istituito in Ue per sapere "chi" incontra "chi" e "per parlare di cosa" - ci sono 161 no profit italiane su un totale di 3.488. Il problema, però, è che anche se tutte dichiarano di non avere scopo di lucro, in realtà ci sarebbero pochi controlli. "Transparency International", inoltre, ha rilevato che le linee guida di questo Registro sono vaghe e generali. Sono le stesse Ong o no profit, infatti, che per iscriversi a Bruxelles devono certificare che la finalità principale è di natura non commerciale o lucrativa. Si tratta, insomma, di autodichiarazioni.
Il lavoro di ricerca pubblicato sul Corsera certifica che almeno 14 Ong, pur dichiarando di non avere scopo di lucro, in realtà perseguirebbero fini commerciali. Qualche esempio arriva dalla cronaca recente: "'No peace without justice' e 'Fight impunity', già classificate come Organizzazioni non governative che si occupano di diritti umani e non perseguono fini commerciali, secondo la magistratura belga li perseguivano eccome, nelle persone dei propri capi: tangenti dal Qatar per migliorarne l’immagine alla vigilia dei mondiali di calcio", ha scritto la Gabanelli.
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La giornalista non capisce come mai alcune organizzazioni si considerino delle no profit quando invece dovrebbero figurare fra le lobby commerciali o associazioni di categoria. Le ipotesi potrebbero essere due: "Collocandosi all’interno di un mondo portatore di interessi collettivi e sociali è più facile avere presa sull’interlocutore istituzionale". Oppure, "il portatore di interesse si iscrive 'in buona fede' nella categoria sbagliata". Resta, comunque, il problema dei controlli.
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