Assalto A1, l'ombra della criminalità dietro gli scontri: cos'è successo
Quella tra i tifosi di Napoli e Roma non è semplice rivalità sportiva. Lo dimostra quanto successo ieri, quando un gruppo di tifosi azzurri ha organizzato un agguato a quelli giallorossi in transito, diretti verso Milano. I romanisti hanno risposto con bastoni, razzi e petardi che hanno creato una fitta nebbia sopra l’autostrada, mentre le auto passavano. Poi l’A1 è stata chiusa. Il contesto, insomma, è sempre più un contesto criminale. Una situazione che porta a colpire anche lontano dagli stadi. Le prime ostilità, come racconta il Corriere della Sera, risalirebbero al periodo in cui il Napoli è cresciuto e la Roma di Liedholm ha vinto lo scudetto: "Il primo episodio che inasprisce i rapporti sarebbe, secondo le leggende ultrà, quello dell’arrivo in azzurro dell’ex laziale Bruno Giordano, preso di mira il 26 ottobre 1986 dalla curva Sud".
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Tre anni dopo ci sarebbero stati i primi cori razzisti della tifoseria giallorossa contro i napoletani. Di lì in poi una escalation fatta di crimini. "Nel 2001 diecimila tifosi della Roma a un passo dallo scudetto vengono accolti da una sassaiola a Fuorigrotta. L’8 dicembre 2005, ancora a Napoli, stavolta per la Coppa Italia, altro agguato ai romanisti. Il 4 maggio 2008, 17 tifosi del Napoli vengono arrestati per l’assalto a un bus di romanisti diretti a Genova", scrive Fulvio Fiano sul Corsera.
Uno dei casi più eclatanti risale al 3 maggio 2014, in occasione di Napoli-Fiorentina, finale di Coppa Italia. I tifosi napoletani diretti all’Olimpico furono sorpresi dall’ex capo ultrà romanista Daniele De Santis, che dal suo covo sparò un colpo di pistola, ferendo il 26enne Ciro Esposito. Il ragazzo morì un mese dopo. Per questo, De Santis è stato condannato a 26 anni, poi ridotti a 16. Da quel momento sembra essere svanita del tutto la speranza di una tregua.
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