Vittorio Feltri: senza informazione non c'è democrazia
La società odierna forse non se ne rende conto, perché il cambiamento non è stato rapido, per cui quasi inconsapevolmente si è adeguata ai nuovi costumi senza soffrirne. Oggi la democrazia non è in crisi a causa della politica sempre più approssimativa nell'affrontare i problemi della comunità. Ma è un fatto che la democrazia, quella che ci insegnarono gli ateniesi e in parte i romani, è in crisi, benché per fortuna non sia ancora morta. Diciamo che è in agonia e difficilmente si salverà. Motivo? Mancano i cani da guardia che fino a qualche anno fa difendevano i cittadini dai soprusi del governo e del sottogoverno, gli enti vari che menano il torrone a livello locale.
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Tale crisi è parallela a quella della stampa, in generale sta soffrendo l'informazione. Cerco di spiegarmi meglio. I giornali hanno diminuito paurosamente le tirature, vendono ormai poche copie perché la gente, non soltanto i giovani, si sbronza sulla rete internet e non sente più l'esigenza di abbeverarsi sui quotidiani e sui periodici, tanto è vero che i primi sono allo sbando e i secondi sono pressoché defunti. Fate caso alle edicole, un tempo erano numerose, ce ne era una in ogni quartiere e per acquistare un foglio avevi solo l'imbarazzo di scegliere il fornitore. Oggi, per comprare la carta stampata, devi perlustrare la città in cerca di un giornalaio. La maggior parte dei commercianti del settore hanno chiuso baracca e burattini, hanno cambiato mestiere per non crepare di fame.
Una volta, se salivi in metropolitana, la maggior parte di coloro che viaggiavano con te leggevano o almeno davano una occhiata alle pagine fresche di inchiostro, ora invece hanno il telefonino a una spanna dagli occhi e non demordono dal consultarlo. Divorano ogni sorta di bischerata offerta gratis dal maledetto cellulare. Giovani e vecchi non consultano altro che le cosiddette nuove tecnologie, sulle quali trovano soprattutto fotografie, battute del cavolo, notizie in sintesi, commenti spesso volgari. La strada che hanno preso i cittadini, di tutte le età, è senza ritorno. Si abbeverano su questi oggetti e non scorrono più un articolo di approfondimento nemmeno se le li minacci col fucile. Fino a un paio di lustri fa spesso per strada incontravi dei signori che nella tasca della giacca avevano infilato, ben piegato, un quotidiano. Ora non ne trovi uno neanche se lo cerchi col lanternino che abbia in saccoccia un pezzo di carta.
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Ovvio che la mancanza di una informazione qualificata incida sulla mentalità corrente, sempre più legata a modelli culturali vincolati al conformismo. Non circolano più idee originali e critiche, ma soltanto luoghi comuni. Va da sé che la democrazia, privata del controllo popolare, ne soffra. Le opinioni, anche quelle che si discostano maggiormente dalla visione dominante, si inceppano e non vengono messe più in circolazione. Non parliamo poi dei programmi televisivi, tutti uguali, gli ospiti che blaterano sono sempre gli stessi e hanno consegnato il cervello all'ammasso di qualche partito o consorteria, e non offrono agli spettatori che banalità fritte. Cosicché la democrazia, che in passato era nutrita da varie prospettive, e veniva supervisionata da individui che sapevano quando si alza il sole e quando calano le tenebre, attualmente zoppica e va in stallo. Ormai la critica del potere è affidata agli stupidi inconsapevoli, agli ascoltatori dei rapper. O svoltiamo o andiamo a sbattere contro l'ignoranza e la grettezza.
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