Furto d'identità, gli esperti: cosa si rischia e cosa fare subito
" Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com'è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è non sarebbe e ciò che non è, sarebbe!"
(Alice nel Paese delle Meraviglie)
“Potrebbe essere chiunque, anche Elena Ferrante!” Così il mio amico Tommaso Guardì, penna eccellente dei Social, ha dichiarato con fare divertito mentre rimanevamo attoniti dallo scoprire la quantità di persone abbindolate da questo tentativo di “Profilo Geniale” prontamente disattivato dalla proprietaria, dopo il legittimo outing che sono stata costretta a somministrarle. Quando qualche mese fa mi sono imbattuta nel profilo Facebook di NL qualcosa mi colpì subito: tantissimi followers e foto vistosamente e amatorialmente manipolate, che mal si adattavano all’idea che il soggetto provava a dare di sé: altolocata, intellettuale, cosmopolita. Mi resi conto che c’era molto più di una semplice richiesta di attenzione estetica e le incongruenze si manifestavano palesi: lavori non meglio specificati che variavano senza logica, viaggi continui che sfidavano le leggi del tempo - ed addirittura dei paesi in questione, racconti di una storia d’amore incredibile con un artista straniero, non supportata però da nessuna reale evidenza. Strano per qualcuno così prodigo a mostrar sé stesso. Verso la fine dell’estate, un delirante post di un viaggio di soli 3 giorni in Giappone per vedere il famoso marito all’Opera sfidava abbondantemente il buon senso, ma non scoraggiava le attenzioni del suo pubblico. Prima dell’11 ottobre 2022 poter ottenere il visto per entrare in Sol Levante era impossibile se non per viaggi di business selezionatissimi, ed essendo stata spesso una tra questi privilegiati, conosco ormai l’iter rigidissimo a cui attenersi, così come l’attuale durata dei voli, improponibile per una toccata e fuga.
Nonostante le sparate sempre più grosse continuava a riscuotere consensi. Pochi giorni dopo però, il destino ha giocato la sua carta: perché ciò che davvero esiste, non può a lungo essere nascosto agli occhi (del popolo del web). Delle foto del giovane cantante che da quasi due anni NL presentava come suo marito (con tanto di cronistoria per fidanzamento ufficiale, matrimonio, residenze e trasferimenti vicino ai suoceri) appariva davanti ai miei occhi in compagnia di un amico comune e con lui, la reale moglie e pargoletto. First reaction: Shock. - Ok, ovviamente mi aspettavo che la signora in questione fosse una cazzara - ma con questo colpo di scena, si entrava a pieno titolo nel Cybercrime! Dopo aver avvisato per obbligo deontologico lo Sposo Virtuale, ho preso posizione su ciò che il mio mestiere richiede: ho investigato. Con l’aiuto di Alexandrina S. insospettabile undercover, ho potuto recuperare tutte quelle prove ritenute lesive, partorite da quella mente afflitta da pseudologia fantastica, e fornirle al mio cliente per caso. Una storia senza lieto fine ma con una morale ben precisa: la necessità di una educazione digitale adeguata che ridimensioni, grazie alla consapevolezza il dilagare del fenomeno.
Ho chiesto delucidazioni all’Avvocato Penalista Alberto Beer e alla Giurista e Criminologa Roberta Brega, di darci un punto di vista tecnico sulla questione:
Avvocato Beer, Internet è ancora il luogo giusto dove appropriarsi di vite e identità altrui avendo la possibilità di restare impuniti?
Internet ha rappresentato e rappresenta una vera e propria rivoluzione: ciò non solo da un punto di vista tecnologico, ma anche da un punto di vista sociale. Tuttavia, come spesso accade, innovazioni di così ampia portata impongono all'Ordinamento Giuridico di recepire tutto ciò che esse comportano, adeguandosi -come in questo caso- anche alle nuove condotte criminose che possono essere poste in essere da singoli o plurimi soggetti. Il Codice penale, con l'Art.494 prevedeva già espressamente il reato di sostituzione di persona, che si configura anche quando, come in questo caso, taluno si attribuisca uno stato personale (l'essere coniuge di qualcuno) cui l'Ordinamento fa conseguire effetti giuridici. Per la natura ontologica di internet e dei Social in particolare, negli ultimi anni la "rete" è diventata il luogo privilegiato per commettere questo tipo di reati.
Qual è la pena per un crimine di questo tipo?
La pena prevista dall'art. 494 del Codice penale è la reclusione fino ad un anno: si tratta di pena bassa, che visto il carattere pluri offensivo del reato in esame non appare certamente commisurata al danno può essere arrecato alla persona offesa. Personalmente ritengo che al di là di una pena detentiva che, per l'attuale Ordinamento non comporterà quasi mai restrizioni della libertà in capo a chi attua queste condotte criminose, si debbano invece prevedere modalità di esecuzione della pena che impongano sempre ed obbligatoriamente lavori e condotte riparatorie a favore della collettività oltre a condotte risarcitorie a favore della persona offesa dal reato.
Quali sono i crimini più frequenti che rischiamo di commettere o che commettiamo senza accorgercene sui social network?
"Dobbiamo distinguere tra i reati che vengono commessi con la piena consapevolezza di compierli, ed i reati i cui autori non hanno piena coscienza di compiere. Sui primi non vi è molto da dire: pensiamo alle migliaia di truffe informatiche commesse ogni giorno. Quanto ai secondi, purtroppo molte persone si ritengono protette dall'apparente distanza tra se stesse e chi leggerà ciò che scrive; a ciò si aggiunga l'assenza della presenza fisica dei soggetti che discutono, l'assenza quindi di un confronto basato sulla vista diretta, l'assenza della percezione della gestualità, l'assenza del linguaggio non parlato del corpo umano: tutto ciò porta da un lato all'esaltazione dell'io, e dall'altro ad elevare i propri toni aggressivi senza considerare che, così facendo, si può superare la soglia di ciò che è penalmente rilevante. Giungendo così a tenere condotte cui l'Ordinamento Giuridico prevede una propria reazione perseguendo penalmente le condotte medesime. È il caso della diffamazione, o della minaccia. Il caso in esame, invece, appartiene alla prima tipologia di comportamenti perchè non è pensabile che chi ha realizzato una simile condotta lo abbia fatto senza averne piena consapevolezza".
Parlando di diffamazione, se si è la vittima, quando è opportuno adire le vie legali?
Nel caso in cui ci si accorga di essere stato diffamato a mezzo social o a mezzo internet, immediatamente rivolgersi a specialisti (un avvocato penalista che ben conosca la materia, o a Organismi di Polizia Giudiziaria specializzati, quali la Polizia Postale) affinché venga nel più breve tempo possibile formalizzata quella che tecnicamente è denominata "notizia di reato" in modo da consentire alla competente Procura della Repubblica di avviare celermente le indagini e giungere, oltre ed ancor prima che a punire l'autore del reato, a farne cessare immediatamente gli effetti.
Cosa dice la giurisprudenza riguardo l’utilizzo di foto altrui seppur pubbliche?
"Non è possibile pubblicare fotografie di altri soggetti se non con la loro autorizzazione. In ogni caso, indipendentemente dal fatto che la persona ritratta sia un soggetto di pubblico interesse, le immagini pubblicate non possono in alcun modo avere contenuto diffamatorio".
D.ssa Brega i social network sono diventati un’estensione del nostro quotidiano, un velo sottile che separa la vita reale e la vita possibile. Come è riuscito Internet a facilitare reati che sono estremamente perseguibili al di fuori della rete?
"Internet ci offre un’illusione di anonimato. La percezione che si ha del web, nel comune pensare, è quella di un luogo in cui tutto è possibile, come se fosse una zona franca. Ci sono alcuni cyber crimes che si sorreggono ancora grazie all’illusione dell’essere nascosti, pensiamo alla sostituzione di persona nel caso delle romantic scam, ad esempio; altri che inizialmente si servivano dell’anonimato ma che si sono evoluti insieme alla società e lo hanno perduto. Questo è il caso, per fare un esempio, del linguaggio d’odio in internet. Se prima ci si nascondeva dietro il monitor per scagliare il commento dissacrante, adesso si entra a volto scoperto all’interno delle dirette Instagram senza paura di metterci la faccia".
Sulla base della sua esperienza quali possono essere le motivazioni psicologiche che portano un individuo a decidere di creare e portare avanti con così tanta perseveranza una vita fittizia su internet?
"I social media ci consentono di esporci, metterci in vetrina per far vedere al mondo chi siamo, cosa sappiamo fare, cosa ci piace fare o avere non facendoci essere solo “mittenti” di tutto questo ma, soprattutto, dei destinatari. Questo vuol dire che noi, costantemente, riceviamo informazioni appartenenti alla vita altrui. Il rischio, penso ad esempio ai giovani -ma non solo- è che si possa scivolare in un continuo “confronto” tra la nostra vita e quella degli altri, sempre più interessante, luccicante, ammaliante. Quando gli spettatori di queste vite sono utenti con disagi patologici, con problematiche psicologiche, il rischio è proprio quello di appassionarsi ad una vita che vorrebbero e che, per averla, va costruita ex novo magari sostituendosi a qualcuno che già esiste. Tuttavia, semplificare qualcosa di così tanto complesso tenderebbe a svuotarlo del suo ricco significato. Un errore in cui potremmo incorrere potrebbe essere quello di demonizzare il medium ma non è corretto. Ci basti pensare che i social media possono potenzialmente essere anche uno sconfinato villaggio virtuale in cui sperimentare noi stessi, per capire meglio chi siamo, come siamo e dove vogliamo andare".
Che meccanismo si instaura in chi crea una connessione con un utente potenzialmente falso?
"È notizia di un anno fa quella di Daniele, un ragazzo di Forlì, che si è tolto la vita dopo aver scoperto che la relazione che aveva intrapreso da circa un anno, tramite chat, con una ragazza era in realtà uno scambio di messaggi con un uomo di 64 anni, anch’esso morto presumibilmente togliendosi la vita pochi giorni fa. Quello della truffa romantica è un reato frequentissimo e ancora troppo sottostimato dalla nostra società, purtroppo, che spesso viene addirittura gestito da vere organizzazioni criminali non italiane. A livello psicologico, in questi casi, la vittima di romantic scam può andare incontro a stati di ansia, disturbo post traumatico da stress, depressione financo al rischio suicidario. Uno dei primi obiettivi per lo scammer è proprio quello che mira a far isolare la vittima, convincendola a non raccontare a nessuno di questa nuova relazione, con la scusa che difficilmente verrebbe capita dagli altri, siano essi familiari ovvero amici. Così facendo la vittima, totalmente isolata, resta isolata anche nel momento in cui viene a scoprire il vaso di Pandora, rendendo la sua potenziale richiesta di aiuto ancora più difficile. La prevenzione è fondamentale anche e, soprattutto, in funzione degli infiniti rischi che le vittime possono trovarsi a vivere. Non abbiate paura di raccontare ciò che vi è successo alle forze dell’ordine, ad un professionista, ad un famigliare, ad un amico. Da queste situazioni è possibile uscire".