Greta Beccaglia, Vittorio Feltri: "Una colletta per il palpeggiatore"
A bocce ferme parliamo di una vicenda, anche giudiziaria, che a noi gente normale sembra una assurdità. Circa un anno fa si disputò una partita di calcio, serie A, tra l'Empoli e la Fiorentina, che terminò con la vittoria conquistata all'ultimo minuto della prima squadra citata.
Fin qui, ordinaria amministrazione. La questione si complica all'uscita della folla dallo stadio. Un tifoso viola, Andrea Serrani, percorrendo un tratto di strada adiacente all'impianto sportivo, si imbatte in una bella cronista televisiva che sta commentando l'incontro calcistico, e non resiste alla tentazione di allungare la mano e di toccarle fugacemente il deretano. Non l'avesse mai fatto. La ragazza strilla come fosse stata colpita dalla bomba atomica e non si limita a protestare. Denuncia l'incauto palpatore, quasi fosse stata vittima di uno stupratore.
Dati i tempi attuali, in cui trionfa la sessuofobia, la notizia monta e viene divulgata a livello nazionale. Diventa un caso, anzi un casino. L'opinione pubblica si divide: chi dà ragione alla giornalista, dicendo che è stata violata nella sua intimità, e chi invece giustifica l'uomo, affermando che una toccatina svelta di sedere non merita una polemica feroce.
Sia come sia, la vicenda finisce in tribunale e valutata come un grave delitto. Risultato, l'uomo è stato giudicato quale delinquente e i magistrati lo hanno condannato a un anno e mezzo di reclusione; non solo, egli dovrà versare 10 mila euro alla signorina, Greta Beccaglia, e una somma identica all'Ordine dei giornalisti, dato che il culo sfiorato dalle dita di Serrani appartiene ad una iscritta alla corporazione dei pennaioli. Una sentenza così assurda credo sia l'unica emessa dalla magistratura, benché questa ci abbia abituato a interventi stravaganti che colpiscono piccoli reati, o meglio piccoli peccati, come si trattasse di catastrofi irreparabili.
Mi auguro che lo sventurato che si è imbattuto nei delicatissimi glutei della cronista scontrosa abbia diritto a un processo d'appello che valuti la questione per quello che è, una stupidaggine degna di una risata e non certo della galera. Per questo propongo ai nostri lettori, che non sono bischeri, di aiutare il colpevole di nulla a difendersi, raccogliendo i ventimila euro che ora è costretto a versare per la rapida violazione di una chiappa.
Personalmente do volentieri inizio alla colletta versando 1000 euro a suo favore, sperando che altre persone perbene partecipino alla sottoscrizione che dimostrerebbe plasticamente il pressappochismo della nostra giustizia comica. Alla collega palpata siamo pronti a regalare un paio di mutande di ghisa.