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Salò, la mostra che fa impazzire i partigiani: cosa viene esposto

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Luca Beatrice
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La differenza che intercorre, almeno in teoria, tra un regime totalitario e la democrazia è che quest'ultima non dovrebbe avere paura del proprio passato. Di fronte alle tragedie della storia l'atteggiamento migliore non sta nel cancellare, negare, censurare, bensì provare a darsi una spiegazione, analizzare e studiare. Ecco, analizziamo quest'ultimo verbo così caro ad Antonio Gramsci: «studiate perché avremo bisogno della vostra intelligenza». E invece le cose si criticano per partito preso, per accanimento ideologico, per sentito dire. Provate a chiedere a un campione di studenti universitari cosa fosse stata la Repubblica Sociale Italiana: in pochi saranno precisi con dati e argomentazioni ma tutti saranno certi nel condannarla al netto delle date, dei fatti, dei protagonisti. La verità è che la storia si studia poco e male e dunque ogni occasione di approfondirne i contenuti sarebbe benemerita, quand'anche si trovasse ad analizzare questioni davvero spinose. Ricordo di aver visitato tempo fa il "Museo della guerra" a Vienna, dove i riferimenti al nazismo sono esplicitati senza che a nessuno sia mai venuto in mente di evitarne la rappresentazione.

 

 

 

VALORE SCIENTIFICO

Ogni volta che in Italia si tocca il tema fascismo la polemica è alle porte. Ultima in ordine di tempo, la forte contrarietà espressa dall'Anpi in merito al progetto di allestire una sezione permanente sulla storia della RSI nel Mu.Sa., il Museo di Salò che racconta la storia della cittadina lacustre. Nell'estate del 2023, 80 anni dopo l'istituzione della Repubblica Sociale, è in programma l'apertura al quarto piano della sede museale nel complesso di Santa Giustina, la nuova sezione curata da tre importanti accademici italiani, Roberto Chiarini (docente di storia contemporanea e dei partiti politici alla Statale di Milano, collaboratore del Corriere della Sera e presidente del Centro Studi e documentazione RSI), Elena Pala (docente di storia contemporanea alla Statale di Milano) e Giuseppe Parlato (presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice).

Partito un anno fa, il progetto costerà appena 235mila euro e sarà finanziata dal Comune e dalla Regione Lombardia. Sul valore scientifico dell'operazione non dovrebbero esserci dubbi, vista la chiara fama dei docenti, eppure l'Anpi, che ha già incontrato i curatori, esprime il timore che Salò possa diventare luogo di "pellegrinaggi nostalgici": «L'auspicio - ha dichiarato l'associazione - è che l'operazione non scada in turismo commerciale sulla falsariga di Predappio». Un rischio inesistente, secondo il prof. Parlato: «A Predappio non c'è un museo né una mostra e noi non produrremmo merchandising di alcun genere. Il progetto, anzi, sarà utile soprattutto per i giovani a capire la storia e la complessità del fenomeno oltre il binomio abiura/esaltazione». «L'Anpi conosceva da tempo il progetto - precisa Roberto Chiarini- e sembrava averlo accettato. Poi sono arrivate diverse obiezioni, non sempre pertinenti, e le richieste di inserire altri elementi. Ma noi stiamo lavorando sulla storia della RSI, che è un particolare, non genericamente sulla storia d'Italia».

 

 

 

EVENTI E SPETTRI

La mostra permanente analizzerà anche gli eventi accaduti sul territorio prima della RSI: il 25 luglio, il governo Badoglio, l'armistizio attraverso pannelli illustrativi organizzati in venti sezioni cronologiche, documenti originali d'archivio, riviste, manifesti, fotografie, bandiere, divise. «Gli aspetti considerati - continua Parlato - vanno da quello militare alla vita quotidiana, economica e sociale, la questione ebraica, la resistenza partigiana in particolare delle Fiamme Verdi, formazione di orientamento cattolico, che sul territorio erano più forti del GAP e delle Brigate Garibaldi». L'accusa, che suona pretestuosa, da parte dell'Anpi insiste sul non aver parlato degli internati militari, cui invece è dedicata una sezione dove saranno presenti anche dei disegni originali di Giovanni Guareschi. La sensazione è che ancora una volta si evochi lo spettro del fascismo per pura semplificazione. Più facile, d'altra parte, contestare invece che capire. Diventa però arduo controbattere un'operazione condotta da storici di così chiara fama e certamente non ambigui dal punto di vista politico. Bisogna, al contrario, felicitarsi per l'ambizioso tentativo di capirne di più, conoscere meglio la storia d'Italia e accorgersi delle differenze tra il passato e il presente.

 

 

 

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