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Giorgia Meloni, cosa rischia chi ha "impiccato" il manichino: Digos in azione
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La Digos di Bologna indaga su quanto avvenuto durante la manifestazione dei collettivi che, ieri sera, hanno appeso a testa in giù alla torre Garisenda - nel centro del capoluogo emiliano - un manichino vestito in abiti militari con le sembianze del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Gli investigatori stanno vagliando foto e materiale video per ricostruire con esattezza i contorni della vicenda e attribuire eventuali responsabilità. Il corteo era stato organizzato dai collettivi Cua e dal Laboratorio Cybilla che protestano contro la norma anti rave party varata dal governo. "La Meloni non è la benvenuta", hanno scritto i promotori sui social. Intanto, il premier ha ricevuto la solidarietà da politici nazionali e locali che allo stesso tempo invitano a non sottovalutare il gesto e ad individuare i responsabili. "È davvero molto grave quanto avvenuto ieri sera a Bologna. Ci troviamo di fronte all’ennesimo inquietante episodio di violenza che - ha dichiarato il presidente del Senato, Ignazio La Russa - coinvolge il presidente del Consiglio. Bene la condanna unanime di tutte le forze politiche. A Giorgia Meloni giunga la mia sincera solidarietà". La solidarietà alla Meloni è arrivata da gran parte della politica: non solo FdI, Lega e Forza Italia ma anche il Pd e Italia Viva.
Una condanna bipartisan contro chi ha appeso il fantoccio. L’azione è stata stigmatizzata anche da amministratori locali e dai governatori Giovanni Toti e Stefano Bonaccini. "Nessuna critica o posizione politica può passare per la violenza, l’intimidazione e l’attacco alla persona. Quanto avvenuto - ha dichiarato il presidente dell’Emilia Romagna - non ha nulla a che vedere con i valori della città di Bologna e della comunità emiliano-romagnola e auspico che i responsabili possano essere individuati rapidamente e chiamati a rispondere delle proprie azioni. Soprattutto in un momento così difficile - ha concluso - serve coesione e non ci può essere nessuno spazio o legittimazione per chi sceglie la violenza".
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Un santuario alpino sospeso nel tempo e nello spazio
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