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Il lago è una trappola mortale: choc e orrore, come si muore in Lombardia

Claudia Osmetti
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L'ultimo caso è avvenuto nelle acque del lago di Como, all'altezza di Lenno, domenica pomeriggio. Un turista di 32 anni si è tuffato per sfuggire al caldo di fine estate: dopotutto ci sono ancora trenta gradi. Era assieme alla moglie, anche lei lo ha seguito, ma si è trovata subito in difficoltà. Un altro gruppo di vacanzieri, su una barca, l'ha notata e l'ha portata a bordo e lì si è accorta che il marito, invece, non era riemerso. Sarkar Almasov è annegato. La coppia aveva noleggiato un motoscafo per fare una gita nel golfo di Venere, vicino a villa Balbianello, a un centinaio di metri dalla riva dove la profondità del "lac" è già significativa e, infatti, i pompieri hanno trovato il cadavere di Almasov ottanta metri sotto la superficie. Una tragedia, la quinta (e solo sul Lario) di quest'anno. La settimana scorsa è successo a un ragazzo di origini peruviane, ma residente a Bergamo, di 22 anni: che si è tuffato nel fiume Adda, a Cornate, in Brianza, attorno alle 17.30 e (anche di lui) non se ne è più trovata traccia. Il 118, i medici e i paramedici dell'Agenzia regionale dell'emergenza. Sono arrivati pure i vigili del fuoco, i carabinieri di Vimercate e l'elicottero giallo del primo intervento. Ma non c'è stato niente da fare: l'hanno tirato fuori, hanno provato a rianimarlo, l'hanno trasferito d'urgenza all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: però al pronto soccorso è arrivato in codice rosso, con un arresto cardiocircolatorio in corso. Non ha superato la notte.

 

 

IL BOLLETTINO - Il bollettino dei morti affogati, in questi mesi, nei canali e nei ruscelli della Lombardia, è un elenco sterminato di disgrazie (tutte analoghe) che mette quasi la pelle d'oca. C'è il 36enne senegalese che abitava in provincia di Milano, annegato nell'Adda (ironia della sorte, anche lui nei pressi di Cornate) a inizio luglio. C'è il 27enne marocchino trapiantato a Cologno al Serio, nella Bergamasca, colto da un malore nel fiume Brembo, a giugno. C'è l'uomo dello Sri Lanka di 48 anni (morto a Cassano d'Adda, a fine luglio); c'è il pescatore italiano (deceduto, ancora, nell'Adda, un mesetto fa); c'è il 41enne di Peschiera scomparso dopo un tuffo dalla sponda bresciana del Garda. A metterle in fila, queste tragedie, viene da chiedersi: ma cosa sta succedendo? 

 

 

SOCCORSO ALPINO - «In questa stagione abbiamo riscontrato un picco di chiamate per malori legati al caldo», racconta Marco Anemoli, il il responsabile della XIX delegazione (quella Lariana) del Cnsas, il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologo.  Uno, Anemoli, che passa la vita a salvare quella degli altri. I laghetti in quota. Quelli a fondo valle. Le pozze, i corsi d'acqua, le chiuse. Più si risale alla sorgente e più l'acqua è fredda: le congestioni, i piccoli mancamenti che possono essere fatali. Uniti al fatto che, specie gli stranieri e i turisti, conoscono poco le nostre zone. «Abbiamo registrato trenta gradi anche a 1.500 metri», spiega l'esperto, «noi operiamo anche sulla parte fluviale, abbiamo una squadra regionale che si occupa del soccorso sui torrenti». Da un lato c'è il passaggio, spesso repentino, tra la calura esterna e la temperatura più fresca (se non addirittura gelida) dell'acqua di montagna: se lo sbalzo è significativo si abbassa anche il flusso del sangue che va al cervello e si possono perdere i sensi. Dall'altro c'è che spaparanzarsi su un masso a ridosso di un canyon alpino è tutt'altro che una passeggiata. «Spesso», continua Anemoli, «queste "piscine naturali" sono a poche centinaia di metri dai centri abitati. Non si presta molta attenzione all'attrezzatura per raggiungerli». Della serie: ci andiamo in ciabatte e in infradito, «solo che dove c'è acqua c'è il rischio di scivolare». E poi son dolori, quando magari, dietro la gola, il cellulare non prende e non riesci a chiamare aiuto. «In molti casi non possiamo raggiungere la persona con l'elicottero e dobbiamo muoverci a piedi. Il consiglio è di andare in montagna preparati. Ci sono», conclude, «anche le chiuse a monte, che alle volte vengono aperte all'improvviso e rischiano di travolgere chi sta facendo il bagno nelle pozze».

 

 

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